Era il 2014, Roberto Boi si è avventurato in una terra lontana, l’Australia, spinto dalla curiosità e dalla voglia di reinventarsi.

“La crisi finanziaria del 2010/2011 aveva lasciato il segno,” ammette. “Avevo bisogno di un nuovo inizio, e la Sardegna non sembrava la piattaforma adatta per tirare fuori il meglio di me stesso.”

Le prime sensazioni dalla lontananza sono state altalenanti per Roberto. Migliaia di chilometri lasciano un segno forte.

“Sembrava quasi una droga,” confessa. “Dalla gioia delle prime settimane, si passava alla tristezza per ciò che si è lasciato indietro. Mettere 27 anni di vita in una valigia con un solo biglietto di sola andata ti fa riflettere se hai fatto la scelta giusta. Ma ora, dopo 10 anni, posso dire che è stata la scelta giusta, nonostante le sfide.”

Inizialmente, Roberto – che oggi ha 37 anni – non si è organizzato troppo. “A volte, in situazioni folli come questa, devi tuffarti nell’ignoto e imparare a nuotare,” dice riflettendo su quei giorni. “Ho sentito in un podcast che i sogni più grandi muoiono durante la fase di pianificazione, quindi bisogna avere il coraggio di lanciarsi in esperienze che spingano davvero i propri limiti.”

Nel corso degli anni, ha svolto diversi lavori per sostenersi e trovare la sua strada. Ha iniziato nell’ospitalità, poi lavorando come marketing manager in un’agenzia di marketing che gli ha sponsorizzato un visto lavorativo. Successivamente, è entrato a tempo pieno nel mondo del Futsal come marketing manager e nel 2022 è tornato nella stessa agenzia di marketing del 2015, questa volta come direttore vendite.

La sua esperienza è stata variegata, e Roberto ha attraversato momenti difficili. “Ho girato il mondo, lavorando nell’Australia sportiva, ed è stata un’esperienza fantastica. Le sfide sono arrivate soprattutto all’inizio. Ci sono molti fattori, come i visti, che possono limitarti. Ma una volta ottenuto il visto permanente, il mondo si è aperto a colori.”

Per trovare il suo equilibrio, si è dedicato allo sport, ha fatto amicizia e si è concentrato sul lavoro. “Avere obiettivi come ottenere il visto permanente e la cittadinanza mi ha aiutato a rimanere focalizzato sul mio percorso,” spiega.

Attualmente, Roberto si occupa di vendite e partnership strategiche per un’agenzia di Marketing Digitale chiamata Dilate. Nel tempo libero, è anche presidente di un club di Futsal e allena. La sua giornata tipica non è molto diversa da quella di una persona comune, lavorando dalle 9 alle 5, dedicando tempo allo sport e, quando possibile, facendo viaggi in Asia che distano solo tre ore di volo dalla sua città, Perth, in Australia.

La vita in Australia, e in particolare a Perth, è caratterizzata da un alto tenore di vita e una crescita esplosiva negli ultimi 20 anni. “L’unico aspetto negativo è la distanza dagli altri paesi, che durante la pandemia è stata molto evidente,” riflette.

Quando si tratta di cosa porterebbe dalla Sardegna, menziona la cultura, il cibo, la famiglia e gli amici. “Il mare è bello anche qui, se non ci fossero gli squali sarebbe ancora meglio!” scherza.

Roberto sperimenta poco la nostalgia, poiché la sua vita è ora in Australia e tiene sempre contatti con le persone a cui tiene molto.

Il momento più buio che ha vissuto è stato quando le leggi sui visti sono state cambiate retroattivamente, costringendolo a ripartire da zero. “Le elezioni politiche spesso portano a tali cambiamenti, e gli immigrati sono spesso l’ultima ruota del carro e il capro espiatorio,” ammette.

Il peggior consiglio che gli è stato dato è stato di non andare in Australia da solo. Roberto considera oggi l’Australia come la sua casa e la sua vita ormai è radicata lì. La descrive come un paese che ricompensa l’impegno e l’ottimismo.

La Sardegna è rimasta ferma, un luogo che non è cambiato molto negli anni e dove alcune cose rimangono le stesse: “Ammiro coloro che si sforzano di cambiare le cose per il meglio ma purtroppo non vedo cambiamenti”.

Sentire e trovare l’accento di casa è qualcosa di bello, ma non frequenta, come altri corregionali, gruppi o circoli. Tornare? Nessuna intenzione: “La vita è ormai in Australia e considera il mercato del lavoro italiano problematico a causa di leggi svantaggiose”

Per i giovani, il consiglio è di esplorare il mondo, imparare nuove lingue e culture, e essere pronti a cambiare direzione quando necessario. A tu per tu con il Roberto diciottenne gli direbbe di imparare a risparmiare, viaggiare di più e perseverare nella propria strada, anche quando gli altri dissentono.

E se l’Australia fosse una canzone? “Viva L’Italia di De Gregori“. Forse proprio perché racconta i vizi e le virtù del paese che ha lasciato.

Nicola Montisci

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it