Prima ha tentato di impiccarsi nella sua cella nel carcere di Uta, poi una volta arrivato nella struttura esterna, ha tentato la fuga ma è stato bloccato dalla scorta della Polizia Penitenziaria.

A dare la notizia è Luca Fais, segretario per la Sardegna del Sappe (Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria). “Nella serata di ieri – racconta – il detenuto è stato accompagnato per accertamenti in ospedale dove ha chiesto di poter fare dei colloqui con i propri familiari. Non contento delle risposte avute, ha richiesto di fumare e ha tentato di alzare l’avvolgibile e aprire la finestra”. “Una volta intervenuto il personale di Polizia Penitenziaria di scorta – continua Fais – per riportarlo alla calma, il detenuto ha iniziato a minacciarlo ed insultarlo, cercando lo scontro fisico”.

Il sindacalista evidenzia che son stati “momenti concitati, che hanno richiesto l’intervento di rinforzi e di una pattuglia del 113. Una volta riportato la situazione in sicurezza, i medici hanno ritenuto che non ci fossero le condizioni per un ricovero, dimettendolo dopo un paio d’ore”. 

Per il segretario generale del Sappe, Donato Capece, il tutto lascia pensare “ad una simulazione di malessere per essere portato fuori dal carcere. Al riguardo ci sono accertamenti in corso. L’episodio è emblematico per comprendere i rischi derivanti dai facili ricoveri cosiddetti a vista”. “Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari”, evidenzia Capece che ribadisce la necessità di interventi urgenti sulle strutture penitenziarie e la mancanza di personale.

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