Alla vigilia dell’assemblea dei soci di Abbanoa, il dibattito politico si accende. Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Paolo Truzzu, punta il dito contro la linea adottata dalla governatrice Alessandra Todde, volta a “evitare una gara internazionale” per la gestione del servizio idrico, attraverso la “restituzione delle risorse alla Regione tramite una riduzione del capitale sociale di Abbanoa di quasi 2/3”. Risorse risalenti all’aiuto di Stato del 2013.
Per Truzzu, però, manca un passaggio istituzionale preliminare e sottolinea come la scelta arrivi “senza una decisione del Consiglio regionale, senza una delibera di giunta, senza alcun atto formale della Regione e senza alcun dibattito pubblico”. A suo avviso, la responsabilità ricadrebbe ingiustamente solo sui sindaci.
Pur ribadendo di considerare fondamentale il mantenimento pubblico dell’acqua, l’ex sindaco di Cagliari avverte che la strada indicata da Todde rischierebbe di indebolire Abbanoa invece di rafforzarla. “Con il rischio – spiega – di aprire le porte a privati senza scrupoli e a far collassare un sistema, certamente perfettibile, ma comunque fino ad ora pubblico”.
Per Truzzu una decisione così rilevante non può essere presa soltanto in sede assembleare. “Sarebbe bene, invece, far seguire una simile decisione a una legge o una risoluzione del Consiglio Regionale, e a una delibera di ogni singolo consiglio comunale.
Perché ridurre il patrimonio di Abbanoa, significa ridurre il patrimonio di ogni singolo comune. E decisioni cosí importanti richiedono il coinvolgimento dell’intera comunità, non di uno solo, per quanto rappresentante pro tempore della comunità”.
Sulla questione è intervenuto anche il deputato Francesco Mura. Per il parlamentare sardo, i sindaci della Sardegna, “hanno il dovere di non farsi imporre il futuro della gestione del servizio idrico dalla Regione, ma soprattutto hanno il dovere di tutelarsi rispetto alle intenzioni, a dir poco rischiose, della Regione Sardegna sulla eventuale volontà di non rispettare la gara internazionale per la gestione del servizio idrico, che potrebbe esporre proprio i sindaci a conseguenze personali alquanto inopportune”.
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