foto d'archivio

Questa mattina son tornati in piazza, in tutta Italia, migliaia di studenti contro il “modello scuola” proposto dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Tra i punti cardine delle proteste: il ritiro del PCTO (ex Alternanza scuola-lavoro) che sono “simbolo del ruolo passiva della scuola nei confronti del mercato”; la rimodulazione dell’esame di maturità, con l’eliminazione della seconda prova e l’introduzione di una tesina multidisciplinare “che garantisca maggiore personalità e soggettività al processo valutativo”; la revisione della direttiva della Lamorgese rispetto alla libertà dei comitati dell’ordine e la sicurezza, con tanto di codici identificativi sulle divise delle forze dell’ordine.

In questo clima di forte tensione, è intervenuto anche il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che vorrebbe avere voce in capitolo in quanto protagonisti, insieme agli studenti, di ciò che accade quotidianamente tra i banchi di scuola. “In occasione delle tante manifestazioni studentesche – scrivono i rappresentanti dei docenti in un comunicato – verificatesi nella giornata di oggi in polemica nei confronti del PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), dopo la tragica morte di Giuseppe Lenoci durante uno stage, e in funzione di una rimodulazione dell’esame di maturità, facciamo appello alla moderazione e al dialogo tra le parti, al fine di arrivare a soluzioni condivise ed in linea con i principi democratici e con il conseguimento del successo formativo”.

“Consideriamo importante – continuano – in una fase così delicata per i nostri studenti ascoltare anche la componente docente per avere un quadro più netto e completo della realtà scolastica. Ricordiamo a tutti che proprio gli insegnanti conoscono da vicino le problematiche e le dinamiche che si sviluppano all’interno delle singole classi, dopo cinque anni di percorso scolastico condiviso, ed hanno le competenze per contribuire a elaborare prove e strumenti di valutazione atti a valorizzare le capacità degli studenti. Eppure pare che gli unici a non poter esprimere la propria opinione nelle sedi appropriate siano proprio i docenti. Chiediamo quindi di poter partecipare al dialogo allo scopo di costruire nuovi modelli di riferimento per l’organizzazione didattica”.

“Il CNDDU esprime la propria disponibilità con i suoi tecnici per ovviare alle criticità oggi rilevate”, concludono.

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