Qualche giorno fa aveva fatto scalpore la denuncia del gruppo Liberu, che aveva raccontato di un blocco di massi disposti di fronte all’accesso al mare per impedire il passaggio di auto verso la strada costiera che porta alle spiaggette fino a La Frana, lungo la costa nord occidentale dell’Argentiera.

L’autore del gesto, secondo quanto riportano i rappresentanti indipendentisti, sarebbe l’azienda riminese Immobiliare Champoluc srl. 

Immediato l’intervento di domenica scorsa 26 giugno da parte della polizia locale e dei tecnici comunali, che hanno controllato gli ingressi della strada e misurato i massi incriminati. Il braccio di ferro tra il Comune di Sassari e la società privata va avanti da tempo: il progetto presentato dalla srl, infatti, da 150milioni di euro, è stato bocciato dalla Giunta guidata da Nanni Campus e per questo è stato presentato ricorso al Tar, chiedendo l’annullamento, previa sospensiva, sia della delibera del Consiglio comunale – che aveva cancellato la procedura portata avanti dalla precedente amministrazione guidata da Nicola Sanna -, che della successiva variante al Puc approvata in Aula, in via preliminare, ad aprile. La seconda sezione del Tar aveva fissato la Camera di consiglio, per la discussione della sospensiva, lo scorso 15 giugno. Poi ha rinviato tutto al 29, cioè oggi.

Ora i massi son stati tolti, ma al loro posto è spuntata una catena. “Un modo per affermare: questa è casa mia – denuncia il gruppo Liberu -. Il problema della chiusura dell’accesso alle auto è infatti ben poca cosa, appena un piccolo assaggio, rispetto alla minaccia complessiva per il territorio. L’intera zona che va da Porto Palmas a La Frana, già acquistata dall’immobiliare riminese, potrebbe essere sommersa da una gigantesca colata di cemento. Che relegherebbe, anche qui, i sardi che intendono usufruire liberamente e in maniera naturale del loro mare, come ‘ospiti indesiderati’ e pressoché intrusi in quell’area costiera che col villaggio turistico diventerebbe esclusiva della proprietà riminese”.

Per questo gli indipendentisti di Liberu si ritroveranno sabato 2 luglio per “rivendicare un popolo che dichiara di voler continuare a disporre liberamente della sua terra”. Sarà “un atto pacifico ma deciso” per dire no “all’assalto ‘totalituristico’ delle nostre coste da parte di multinazionali del cemento”.

“La bellezza della Sardegna è data dall’ambiente – aggiungono gli esponenti di Liberu -, la vera valorizzazione di questa terra non si attua ricoprendola di altro cemento ma rivalutando l’esistente, dal punto di vista sia ambientale che paesaggistico. Chi vuole fare turismo può benissimo rilanciare le migliaia di strutture preesistenti, ristrutturarle e rivalorizzarle a questo scopo”.

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