In bilico tra crisi e opportunità, l’area industriale di Macchiareddu – novemila  chilometri quadrati a poca distanza da porto canale e aeroporto, 8mila lavoratori e circa 400 aziende – potrebbe riscattarsi nel segno della transizione energetica se la Regione, insieme alla Città metropolitana, avviasse un confronto con tutti i soggetti coinvolti, sindacati, imprese, Comuni, con l’obiettivo di tracciare gli indirizzi per un rilancio possibilissimo. È l’appello della Camera del Lavoro Metropolitana di Cagliari, che denuncia l’attuale situazione di crisi, con una costante flessione dei posti di lavoro, e l’assenza di una politica industriale indispensabile a restituire al territorio una prospettiva di crescita
economica e sociale.

“Da una parte – ha detto la segretaria Cgil Cagliari Simona Fanzecco – ci sono imprese in salute che vogliono investire ma i progetti sono spesso bloccati dalla burocrazia, in attesa perenne delle autorizzazioni e spesso senza una sponda dell’amministrazione regionale a Roma, dall’altra c’è la necessità di supportare con azioni mirate le troppe aziende in difficoltà: per farlo è indispensabile governare lo sviluppo delle attività produttive, dando un indirizzo chiaro e promuovendo tutte le misure necessarie a perseguire gli obiettivi”.

Quali? Innanzitutto, rilanciare l’esistente e creare le condizioni per attrarre nuove imprese. Come? Le parole chiave sono energia e trasporti, due nodi critici da affrontare e sciogliere. “L’area di Macchiareddu – spiega la segretaria – non brilla per
infrastrutturazione, scarseggia persino l’illuminazione, per dirne una, e occorrerebbe intervenire sulla viabilità, magari riprendendo i lavori sulla nuova strada a ridosso delle Saline. E c’è il tema energetico, i cui costi minano l’esistenza stessa delle imprese attuali e spaventano chiunque abbia la buona volontà, e l’idea giusta, per investire”.

Non a caso, per la Cgil l’indirizzo da imprimere non può che passare per le opportunità legate alle transizioni in atto, anche cogliendo la possibilità di intercettare le risorse del Pnrr, ad esempio puntando su energie rinnovabili e produzione e utilizzo dell’idrogeno. “È un treno che va preso adesso, senza perdere altro tempo – dice Fanzecco -. In questo quadro il sindacato rivendica anche un ruolo più forte da parte del Cacip, che potrebbe trainare lo sviluppo con iniziative di promozione e indirizzo, così come è auspicabile l’estensione a tutta l’area delle attività del Tecnocasic”.

“Oltretutto, assistiamo da anni allo spopolamento dei Comuni di tutta una zona sull’orlo di una crisi sociale drammatica che va scongiurata in tutti i modi”, aggiunge Fanzecco sottolineando che “non accettiamo questo fenomeno come un processo irreversibile, dobbiamo invece impegnarci tutti e creare le condizioni per frenare la fuga di giovani e meno giovani”. Da qui l’appello alle istituzioni, agli assessorati regionali Industria e Lavoro, insieme alla Città Metropolitana, perché convochino le parti sociali e gli enti locali con l’obiettivo di rilanciare l’area a vocazione industriale, sulla quale sono state investite in passato risorse pubbliche e che oggi, a distanza di poco più di cinquant’anni dalla nascita, può davvero scommettere su una nuova ripartenza.

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