In Italia le malattie respiratorie, dopo quelle cardiovascolari e neoplastiche, sono la terza causa di morte e si prevede che, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, la prevalenza di tali patologie sia destinata ad aumentare. Eppure continuano a essere sottovalutate. Ma anche sotto diagnosticate, sotto trattate ed insufficientemente prevenute, nonostante esistano efficaci misure preventive.

Le malattie respiratorie croniche, patologie ad alto impatto sulla popolazione, in crescita e con una sempre più elevata incidenza. sono state per due giorni (26 e 27 maggio) al centro dell’attenzione al congresso “La Pneumologia nel futuro”  che, al Catalunya di Alghero, ha chiamato a raccolta i massimi esperti del settore.

Il congresso, patrocinato da Uniss e dalla Società italiana di Pneumologia, è stato aperto dagli interventi del rettore Gavino Mariotti e del direttore generale dell’Aou Antonio Lorenzo Spano –

Gli esperti presenti ad Alghero si sono concentrati sulle patologie croniche ostruttive polmonari, tra queste le Bpco e l’asma bronchiale: la prima che conta circa 80 milioni di malati nel mondo e la seconda oltre 300 milioni. A catalizzare l’attenzione degli esperti la sessione relativa al tumore polmonare, in continua crescita, fortemente aggressivo e con un’alta mortalità.

«In Sardegna – ha detto Alessandro Fois, direttore della Scuola di specializzazione in malattie dell’apparato respiratorio – la Pneumologia dell’Aou di Sassari è il centro con le maggiori casistiche di pazienti con tumore del polmone. Ecco perché un gruppo multidisciplinare ha elaborato un percorso diagnostico terapeutico assistenziale – che si punta a far approvare entro fine anno – che vuole offrire ai pazienti le migliori opzioni diagnostiche, terapeutiche e di gestione degli effetti collaterali, personalizzate per ciascun individuo affetto da neoplasia polmonare».

Una gestione multidisciplinare, collaborativa, che coinvolge specialisti provenienti da diverse discipline, come chirurghi, oncologi medici, radioterapisti, patologi, terapisti del dolore, psicologi, radiologi e medici nucleari.

«L’oncologia toracica ha subito dei cambiamenti radicali negli ultimi anni – ha aggiunto l’oncologo dell’Aou di Sassari Carlo Putzu – grazie ai quali le possibilità di curare un tumore polmonare sono notevolmente aumentate. Fino a qualche tempo fa, le opzioni di trattamento erano limitate alla chirurgia, alla radioterapia e alla chemioterapia. Oggi la medicina di precisione è entrata a pieno titolo a far parte dell’armamentario terapeutico disponibile, con le terapie a bersaglio molecolare, note anche come target therapy, e con l’immunoterapia».

L’oncologo ha quindi richiamato l’attenzione sulla sostenibilità economica delle nuove terapie, considerando «l’importanza di bilanciare l’efficacia clinica con la gestione delle risorse disponibili». Ha poi sottolineato l’importanza dello screening che può contribuire all’individuazione tempestiva dei tumori in fase iniziale, quindi ad aumentare le possibilità di guarigione.

Gli specialisti hanno quindi acceso un riflettore sulle malattie interstiziali diffuse e sulle malattie rare del polmone come la fibrosi polmonare idiopatica. Quest’ultima «è una malattia cronica, irreversibile, invalidante e con esito fatale – ha detto ancora Alessandro Fois –, caratterizzata da un progressivo declino della funzionalità polmonare. Una malattia curabile ma che provoca la morte, appunto, se non curata». E anche nei riguardi di questa patologia gli esperti sassaresi stanno lavorando per la creazione di un Pdta dedicato. «L’obiettivo – ha chiuso Fois – è quello di realizzare una vera e propria rete tra ospedale e territorio in modo tale che il paziente possa avere il corretto iter assistenziale».

Le due giornate quindi sono servite a fare il punto su una branca specialistica, la Pneumologia appunto, considerata fondamentale. «È destinata a crescere ulteriormente – ha detto il direttore della Pneumologia dell’Aou di Sassari, professor Pietro Pirina –. Basti pensare alla prevalenza che hanno le malattie respiratorie. Patologie che hanno un grande impatto sulla popolazione».

La pandemia, inoltre, ha contribuito a dare uno sprint a questa specialistica che in questi ultimi due anni ha giocato un ruolo da protagonista.

«Una crescita – ha proseguito Pirina – dimostrata anche dal numero degli specializzandi che, negli ultimi anni, stanno frequentando la nostra scuola di specializzazione. Grazie anche all’attenzione del Ministero, le borse per i medici in formazione a Sassari sono passate da 3 a 14. Si aggiunga che i nostri specializzandi vengono assunti subito all’interno del Sistema sanitario, quando sono ancora al quarto o quinto anno, e proprio nella loro branca di specializzazione. Un dato che ci fa capire quanto ci sia davvero bisogno di questi professionisti», ha concluso Pirina.

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