“Come sempre non ho mai commentato l’attività della magistratura, in questi casi non si può che attendere l’esito dello sviluppo della vicenda, lasciando a ciascuno la propria competenza e rinviando qualsiasi giudizio quando i fatti saranno a acclarati”.
Risponde così il presidente della Regione Christian Solinas alle domande dei giornalisti sulla bufera scatenata dagli arresti per associazione mafiosa in Sardegna, a margine di una conferenza stampa a Villa Devoto per presentare il simposio sulla gestione circolare dei rifiuti.
Non riferirà nemmeno in Aula come chiesto dalle opposizioni: “Riferire in aula sarebbe politicizzare una vicenda che in questo momento è giudiziaria – sottolinea -. Il mondo giudiziario ha delle sedi nelle quali si discutono queste contestazioni e ci vuole un rispetto assoluto per queste sedi”.
Non cede nemmeno a un’opinione personale, “le istituzioni non possono permettersi il lusso delle opinioni, dobbiamo semplicemente rispettare gli organi che sono preposti a valutare queste vicende. Ricordiamoci che siamo in una fase di indagine e quindi dovremo attendere che ci siano le posizioni di tutti nella causa e che poi un giudice terzo valuti i fatti e ci dica quale sarà la verità processuale”.
La speranza di Solinas è una sola: “Non posso che augurarmi che all’esito del percorso giudiziario, che deve ancora svolgersi completamente, si possa continuare ad affermare, come è sempre stato affermato nella letteratura scientifica, che la Sardegna ha delle forme di criminalità di un certo tipo ma non abbiamo per natura antropologica l’attitudine alla mafia”. “Il mio auspicio più grande – ribadisce il presidente incalzato – è che il percorso giudiziario possa acclarare che la Sardegna possa ancora vantarsi di questo primato”.
Non è preoccupato di essere citato nelle 400 pagine dell’ordinanza come destinatario di protezione personale da parte dei criminali arrestati: “Quando ho ricevuto minacce la Digos ha ritenuto di mettermi sotto dispositivo di protezione e semmai sono stato ripreso qualche volta perché non ho osservato puntualmente tutte le prescrizioni – sottolinea il governatore – non vedo da chi mi dovrei proteggere non ho altro che l’attività politica, che svolgo con molta dedizione lavorando tante ore al giorno e nell’interesse della Sardegna non credo di dovermi difendere da nessuno”.
E ancora: “Il presidente della Regione è uno su 1.600.000 abitanti, è assolutamente incontrollabile essere in ogni luogo a verificare cosa dicono le persone di me e cosa pensano. Ma certi epiteti (il riferimento è al termine “anguillone” citato nell’ordinanza ndr.) li interpreterei nel senso di una persona che rifugge certe frequentazioni e certe sollecitazioni, anche perché stando diverse ore qui dentro non avrei nemmeno il tempo di frequentare nessuno ed è forse la prova più grande che non ho mai avuto nulla a che fare con queste persone”.
Sugli altri procedimenti giudiziari che lo vedono indagato per le nomine dei dirigenti, Solinas precisa che “il 6 ottobre avremo finalmente l’opportunità di difenderci all’interno di un processo con un giudice terzo e di portare le ragioni a nostra difesa, che fino a questo momento non si sono potute dispiegare perché abbiamo vissuto soltanto la fase dell’accusa”.
“Per quanto riguarda l’altro procedimento attendiamo di capire se il giudice dell’udienza preliminare riterrà le accuse mosse merhitevoli di un approfondimento processuale o se già allo stato della carta si evinca ed emerga la totale assenza di responsabilità”.
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