La legge della Regione Sardegna che disciplina le aree idonee e non idonee a ospitare impianti da fonti energetiche rinnovabili finisce sotto la scure della Corte costituzionale. Con la sentenza depositata oggi, la Consulta ha accolto quasi integralmente i rilievi sollevati dal Governo, dichiarando illegittime ampie parti della norma approvata dal Consiglio regionale lo scorso anno.
Secondo i giudici costituzionali, la qualificazione di un’area come “non idonea” non può tradursi in un divieto aprioristico e generalizzato all’installazione di impianti Fer. Un’impostazione di questo tipo, si legge nella sentenza, finisce per impedire l’accesso ai procedimenti autorizzativi semplificati previsti dalla legislazione statale, strumenti pensati proprio per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili nelle aree ritenute compatibili.
La Corte chiarisce inoltre che la normativa regionale non può travolgere automaticamente gli atti autorizzativi già rilasciati, salvo il limite della modifica irreversibile dello stato dei luoghi. Un annullamento indiscriminato, privo di adeguate motivazioni di carattere tecnico o scientifico, viene considerato un limite irragionevole al legittimo affidamento degli operatori del settore e una violazione del principio di certezza del diritto.
Un altro punto riguarda i progetti che insistono contemporaneamente su aree idonee e non idonee. In questi casi, sottolinea la Consulta, non può prevalere in modo automatico la non idoneità, come previsto dalla legge sarda. La valutazione finale deve avvenire all’interno del singolo procedimento autorizzativo, tenendo conto delle specificità del progetto e bilanciando la tutela del paesaggio e delle aree naturalistiche con l’esigenza di ridurre le fonti energetiche inquinanti, anche nell’interesse delle generazioni future.
Bocciate anche le disposizioni regionali che introducevano procedure di semplificazione e accelerazione per impianti localizzati in aree non idonee. La Regione, precisano i giudici, non può prevedere una disciplina dell’autorizzazione paesaggistica diversa da quella stabilita dallo Stato. La protezione ambientale e paesaggistica rientra infatti tra le materie regolate da norme uniformi su tutto il territorio nazionale, come l’articolo 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, definito una norma di grande riforma economico-sociale che anche la Sardegna è tenuta a rispettare.
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