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Tra collina e montagna, al centro della Sardegna, batte il cuore dell’impresa sarda. Qui si contano ventiseimila aziende artigiane, sempre più spesso ereditate dai più giovani di famiglia, che innovano e rinnovano la produzione locale.

Sono 318 i comuni montani, e parzialmente montani, dell’isola che ospitano oltre 104mila imprese, di cui 26mila appartengono al settore artigianale con oltre 61mila addetti. Di queste ultime, più di 11mila aziende sono situate in territori parzialmente pianeggianti, 13mila in collina e solo 1.200 in montagna.

Il valore aggiunto delle produzioni supera gli 11miliardi di euro, con un valore aggiunto per addetto di 34mila euro.

Sono questi i dati sull’isola elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, attraverso il Rapporto “Imprese e artigianato in comuni montani e aree interne della Sardegna”, che ha analizzato la struttura e la dinamica delle imprese artigiane nei comuni montani e nelle aree interne dell’isola, attraverso l’elaborazione dei dati Istat.

“Le zone interne dell’isola custodiscono la qualità manifatturiera made in Sardegna e, se adeguatamente valorizzate, rappresentano un territorio strategico per la competitività dell’artigianato e delle Pmi”, sostiene Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna. 

La sua proposta politica è chiara: utilizzare i fondi del PNRR per  interventi finalizzati a sostenere le attività produttive e a colmare i gap infrastrutturali che frenano le potenzialità economiche dei territori montani.

Tra gli ostacoli maggiori ci sarebbero la “rarefazione” delle istituzioni, lo spopolamento e il conseguente calo della domanda, la scarsa infrastrutturazione viaria e tecnologica (come la non totale copertura della banda ultra larga) e la burocrazia.

“Le aziende inoltre subiscono le carenze dei Comuni ormai quasi impossibilitati a svolgere le proprie funzioni, per carenze di organico e finanziarie – continua Lai – e, in questo contesto, dove l’assenza dello Stato si sente in ogni singola azione quotidiana, l’ultimo ‘avamposto istituzionale’ è rappresentato dalle associazioni imprenditoriali, o sindacali, che conoscono pregi, carenze e necessità dei territori, delle imprese e delle persone e che, sempre più, si stanno sostituendo, con grandissime difficoltà, alle istituzioni”.

Per Confartigianato Imprese Sardegna, quindi è necessaria una strategia di sviluppo che lavori e investa su tutte le aree interne a rischio spopolamento, che possa porre le imprese al centro dello sviluppo e della creazione del lavoro, che le faccia migliorare. Sono necessarie le risorse pubbliche, ma è ancora più necessario, anzi fondamentale, conoscere le vere esigenze di imprenditori e comunità.

“La tendenza allo spopolamento delle aree interne – riprende la Presidente – può essere invertita favorendo l’insediamento di giovani attraverso la creazione di nuove imprese che operino in una logica di economia circolare e il lavoro da remoto”.

Per fare ciò, serve una fiscalità di vantaggio per far sì che le imprese restino nei territori montani e attraggano nuove imprese. D’altra parte, bisogna estendere le agevolazioni pensate per il mondo agricolo anche al settore artigianale, così come accade già in Francia, dove si trovano le “Zone de Revitalisation Rurale (ZRR)” che non fanno distinzione tra la categoria agricola e le altre attività commerciali.

“Da qui – conclude la Presidente – per la nostra isola, alla Giunta Regionale lanciamo le nostre proposte: promuovere la perequazione territoriale (evitare, quindi, le discriminazioni territoriali ovvero una distribuzione più equa delle risorse); favorire l’autogoverno dei territori; investire in capitale umano; fare rete; far crescere la competitività del sistema”.

Già a livello nazionale, Confartigianato è stata chiamata a partecipare al nuovo Tavolo Tecnico Scientifico per le aree interne istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per la scrittura del nuovo Progetto di Legge per la montagna con proposte che riguardano le imprese di montagna.

Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha partecipato all’incontro sottolineando: “Il Governo ha stanziato un miliardo di euro per far fronte all’emergenza economica che i territori interni e montani hanno subito nel corso della pandemia. Tutto questo però non basta. Non serve un ‘reddito d’alta quota’, non più misure risarcitorie, ma una strategia di rilancio e un convincente progetto di sviluppo delle montagne italiane, che hanno potenzialità straordinarie”.

Servono, quindi, poltiiche pubbliche mirate, che secondo Gelmini possono essere realizzate con una legge quadro, che potrebbe essere presentata, sottoforma di bozza, già a settembre.

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