L’obesità è un virus tutto Occidentale e una seria minaccia per la salute pubblica, eppure la Sardegna fino a qualche tempo fa ne sembrava immune. I numeri contenuti nel Rapporto sull’obesità in Italia dell’Istituto Auxologico italiano, volume che fa il punto su ricerca, clinica e terapia, raccontano come questa malattia cronica sia praticamente sconosciuto per gli adulti sardi.

Molise, Basilicata e Puglia sono le regioni con la più elevata prevalenza (nel 2019, pari a 14,5%, 13,1% e 12,4%). Valori superiori alla media si riscontrano in regioni come Sicilia, Abruzzo, Calabria e Campania, ma anche in Emilia-Romagna (prevalenza di obesità simile a quella della Campania: 11,7%) e Veneto che con il 10,7% è però quasi in linea al dato medio dell’Italia. Dalla parte opposta della graduatoria si trovano le Province autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 7,5% e 8,6%). Ma è la Sardegna la regione in cui nel 2019 è meno diffusa l’obesità tra gli adulti.

Eppure, spiega l’Istituto Auxologico italiano, per i più piccoli le cose potrebbero non andare così in futuro. I ragazzi svolgono meno attività fisica che in passato e complici i lockdown da pandemia da grandi rischiano, più dei loro coetanei dal peso nella norma, numerose patologie croniche. Nel presente questa malattia può tradursi in scarsa autostima, basso rendimento scolastico, disordini alimentari e depressione.

Le armi a disposizione per constratare il problema risiedono prima di tutto nella prevenzione, dunque nell’adozione di stili di vita salutari.

In Romania, nella città transilvana di Cluj Napoca, hanno trovato un modo diverso e divertente per far svolgere attività fisica ai ragazzi e tenerli in forma. Sono state installate nei pressi delle stazioni degli autobus delle macchinette automatiche che rilasciano il biglietto in due modi: pagando la tariffa di 50 centesimi oppure facendo venti squat in due minuti. La scelta preferita dai ragazzi risulta essere la seconda a discapito della fatica. Un esempio di spinta gentile, tramite cui il comune locale vuole incentivare la popolazione ad assumere uno stile di vita più sano e attivo.

Un modello che si potrebbe replicare anche nelle città della Sardegna?

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