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In Sardegna si fanno sempre meno figli e i servizi per l’infanzia sono insufficienti. Con un valore medio di appena 0,95 figli per donna, la nostra è l’ultima regione in Italia per livello di fecondità, mentre con una età media al parto di 32,9 anni, si colloca al secondo posto per anzianità delle madri (preceduta solo dalla Basilicata dove l’età media è di 33,1 anni). Le proiezioni non sono ottimistiche: si stima per i prossimi 20 anni un ulteriore calo delle nascite, effetto della bassa natalità associato a un progressivo invecchiamento della popolazione sarda. Nella fase attuale, infatti, il folto contingente di donne nate durante il boom demografico degli anni ’60 sta progressivamente diventando anziana. Questa tendenza strutturale è ulteriormente aggravata dai sempre più consistenti flussi migratori in uscita dall’isola, in gran parte costituiti da giovani che si trasferiscono in altre regioni italiane o all’estero per studio o lavoro.

Quello che si profila per la Sardegna è dunque uno scenario preoccupante, caratterizzato da sempre più vasti fenomeni di invecchiamento strutturale e declino socio-demografico. Diviene quindi pressante la necessità di invertire la rotta attraverso efficaci politiche pubbliche di sostegno alla natalità. Il potenziamento del numero di servizi offerti per la prima infanzia rientrerebbe a pieno titolo tra le iniziative più efficaci. Ma nell’isola i servizi per l’infanzia non brillano.

È quanto emerge da recente report del centro studi della Cna sui servizi per l’infanzia in Sardegna. In base all’analisi, in Sardegna la rete degli asili nido risulta insufficiente e copre principalmente l’area metropolitana di Cagliari, lasciando pressoché scoperti i comuni minori e le aree interne. Particolarmente carente nell’isola risulta l’offerta pubblica: (11,2 posti disponibili per 100 utenti potenziali) e molto elevati sono i costi a carico degli utenti: 1.139 euro per utente contro i 595 euro delle regioni del Sud Italia.

“Incentivare la natalità per invertire nel medio-lungo periodo il processo di declino socio-demografico in atto rappresenta un obiettivo prioritario per la Sardegna – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -: un programma di investimento pubblico per il potenziamento dei servizi per l’infanzia, soprattutto nei comuni minori, è oggi una strada obbligata. La carenza di servizi educativi per l’infanzia finisce per condizionare negativamente l’offerta di lavoro femminile riducendo il tasso di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. Il PNRR – continuano Piras e Porcu – offre l’opportunità anche in Sardegna di attuare la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia, migliorando l’offerta educativa, offrendo un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale”.

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