“Lo stupore per la carità del Dio che nasce nella grotta di Betlemme diventa stupore per l’uomo e l’incommensurabile valore di ogni vita”. Lo afferma l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi nel suo messaggio di auguri ai cagliaritani.

Per rafforzare e celebrare il legame fraterno con i fedeli venerdì 24 dicembre 2021, dalle 9 alle 12.30, presso la sede istituzionale dell’Episcopio (Piazza Palazzo 4, Cagliari), il presule aprirà le porte della sua dimora a coloro che vorranno partecipare ad uno scambio di saluti e auguri nel giorno della vigilia del Santo Natale.

Sempre venerdì ma alle 24, presso la Cattedrale di Cagliari, l’Arcivescovo presiederà la tradizionale Messa della notte di Natale, trasmessa in diretta dall’emittente radiofonica diocesana Radio Kalaritana. Il giorno seguente invece, il presule si recherà rispettivamente alle ore 8.30 presso il penitenziario di Uta, e alle ore 10.30 all’Istituto penale per minorenni di Quartucciu, per la celebrazione eucaristica.

Domenica 26 dicembre alle 10.30 monsignor Baturi presiederà la santa Messa presso la parrocchia di Santo Stefano a Quartu Sant’Elena, in occasione della festa patronale. Giovedì 30 dicembre alle ore 16, presso la Basilica di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari si rinnoverà l’appuntamento annuale con il Te Deum dei giornalisti promosso dall’Ucsi, mentre il giorno seguente (venerdì 31 dicembre), sarà sempre l’Arcivescovo, alle ore 19 nella Cattedrale di Cagliari, a presiedere la messa e il canto del Te Deum.

“Un Dio che va in cerca della centesima pecora – prosegue monsignor Baturi nel suo messaggio – può essere trovato lì vicino, presso le persone smarrite e bisognose. Andiamo anche noi verso i nostri fratelli che hanno bisogno di essere cercati e ritroveremo Dio stesso. Allora potremo gioire, noi amici e “vicini” del Buon Pastore (Lc 15,6-7), e desiderare che la letizia di questa buona notizia raggiunga e conforti ogni uomo”.

Ecco il messaggio integrale

All’inizio dell’anno che sta per concludersi, un’importante rivista pubblicava un articolo intitolato «Quanto vale una vita?». In questi lunghi mesi la domanda è risuonata più volte nei dibattiti politici e analisi economiche. Alcuni hanno voluto affidare alla stima economica del valore della vita il compito di decidere quali fossero le politiche migliori per gestire la pandemia. Quanto vale, perciò, la vita degli esseri umani? Quant’è giusto spendere per proteggerla? La domanda poi torna a galla quando ascoltiamo i racconti dei poveri che chiedono aiuto e che la grave crisi economica, conseguente a quella sanitaria, rischia di lasciare ai margini della società. Ma anche quando entriamo in contatto con quanti chiedono anche solo un po’ di tempo contro la solitudine o un’amicizia sincera. Quanto siamo disposti a “spendere” per aiutare chi incrociamo nel nostro viaggio? Talvolta siamo tentati di fare dei cattivi bilanci anche su noi stessi e il nostro valore. Quanto vale la vita dell’uomo e la nostra?

San Bernardo si chiedeva perché Dio fosse nato uomo, povero tra i poveri. Doveva certamente esserci in gioco qualcosa di grande se così grande era stata la misericordia, molta la compassione, traboccante la carità. Per che cosa dobbiamo credere che sia venuto il Figlio di Dio? «Si è affrettato a discendere dai monti per cercare la centesima pecora. Sì, è venuto per noi». È chiaro il riferimento alla parabola della pecora smarrita di Luca 15: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?».  Dio è venuto per andare in cerca della centesima pecora, per caricarsela sulle spalle e gioire insieme agli amici di questo ritrovamento. Egli non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. È venuto, è morto ed è risorto per cercare ciascuno di noi, uno per uno, me e te, perché siamo salvati ritrovando la strada di casa, se solo ci lasciamo abbracciare e portare in braccio da questo Pastore buono, soave e forte insieme.

La vita dell’uomo vale davvero tanto, vale questo inaudito e straordinario viaggio di Dio. Conclude San Bernardo: «Meravigliosa condiscendenza di Dio che cerca, grande dignità dell’uomo che è cercato in questo modo». Lo stupore per la carità del Dio che nasce nella grotta di Betlemme diventa stupore per l’uomo e l’incommensurabile valore di ogni vita. Ricordo con emozione il grido della pediatra di Taranto, nel corso delle recenti Settimane sociali dei cattolici italiani: «tutto l’acciaio del mondo non vale quanto la vita di un bambino». Un Dio che nasce bambino annuncia e difende questo valore. Ciascuno vale più del mondo intero.

Un Dio che va in cerca della centesima pecora può essere trovato lì vicino, presso le persone smarrite e bisognose. Andiamo anche noi verso i nostri fratelli che hanno bisogno di essere cercati e ritroveremo Dio stesso. Allora potremo gioire, noi amici e “vicini” del Buon Pastore (Lc 15,6-7), e desiderare che la letizia di questa buona notizia raggiunga e conforti ogni uomo.

«Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, / il figlio dell’uomo, perché te ne curi?» (Sl 8).

Buon Natale! 

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