È stato analizzato il DNA di una vittima dell’eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano. Il suo DNA è sardo. Lo scrive in un lungo intervento sulla sua pagina social il giornalista Mario Carboni:

Tutte le notizie diffuse dai media originano evidentemente dallo stesso lancio d’agenzia che malamente riprende probabilmente un comunicato di chi ha pubblicato la ricerca.
Cosa dicono i media italiani? Principalmente che la vittima é un italiano ( che viveva nella penisola di allora ) del centro Italia e molto sommessamente sussurrano che i suoi geni sono però sardi.

Ora si sa bene che i sardi genéticamente non siano peggiori o migliori di altri, ma é certo che i propri geni sono diversissimi da quelli di tutti gli europei moderni ed anche  antichi e soprattutto da quelli degli italiani odierni.
Lo studio del DNA dei sardi, che risulta mediamente  lo stesso in tutta l’isola con accentuazioni in alcune zone isolate come l’Ogliastra, ha attirato l’attenzione mondiale per la straordinaria persistenza nei sardi attuali del DNA dei sardi non solo nuragici ma anche di quelli prenuragici grosso modo neolitici  , cioè di quando non si conoscevano i metalli e anche prima ancora che si scavassero le Domos de janas. Inoltre la permanenza di questa , diciamo così, tradizione ancestrale genetica sarda, e l’assenza quasi totale sia nel DNA dei sardi più antichi che del 2022, di altro DNA poiroveniente dal mare  dimostra che sia i nostri più antichi antenati che noi stessi, siamo autoctoni e per nulla ibridati con popolazioni provenienti dall’esterno e che sia in pace che con violenza e conquista hanno storicamente influenzato e poi dominato la Sardegna.

Ciò vuol dire la messa in discussione radicale delle diverse teorie che nel recente passato affermavano che ad esempio i nuragici provenivano dall’Oriente oppure che la civiltà sia arrivata grazie a nuovi popoli sbarcati in Sardegna “ migliorando” i sardi come  greci, fenici, cartaginesi, mauritani, libici, romani, bizantini, genovesi e pisani, ispanici e ultimamente italiani. Significa che genéticamente noi sardi siamo stati e continuiamo ad essere un popolo unico e che gli indubbi cambiamenti culturali, linguistici e di ogni altro tipo che sono avvenuti durante la nostra lunga storia sono dovuti certamente a episodi di aggressione esterna, di guerre anche di resistenza sempre perdute successive ad un periodo d’oro d’indipendenza nuragica, non per una colonizzazione di popolazione ma a causa di una colonizzazione politica, militare e soprattutto culturale , che ha letteralmente forgiato l’attuale Natzione sarda così com’é ora.

Se poi in questa regola che ha conservato la genetica dei sardi del neolitico sino ad oggi e che oltre che per i vacanzieri ha trasformato la Sardegna in un paradiso dei genetisti di tutto il mondo, si cerca in eccezione, questa si può trovare nella sempre minoritaria ma sensibile presenza di DNA iberico e anche ebraico in quello dei sardi moderni. Ciò è verosimilmente dovuto al parziale ripopolamento delle città sarde con coloni catalani,maiorchini o castigliani e agli stupri conseguenti ai 100 anni di guerra e guerriglia di resistenza e perduta da parte dei sardi giudicali che volevano restare indipendenti. La Sardegna soprattutto rurale  pur spopolata per la guerra, per i caduti, i molti schiavi deportati in Spagna e venduti nei mercati catalani a prezzo bassissimo, iniziò ad assediare le città che si spopolavano continuamente di iberici senza ricambio perché gli spagnoli non volevano venire in Sardegna, malarica e povera ma preferivano le Americhe. Per cui piano piano anche le città si sardizzarono geneticamente pur parlando catalani e poi castigliano .
Un chiaro esempio lo troviamo ad Alghero dove a fronte di una personalità culturale catalana, si rintraccia nei parlanti catalano e di cultura catalana solo una traccia genetica indubbiamente sarda .

Un forte meticciato poi serví ovunque  a diluire moltissimo  la presenza genetica iberica nei sardi che comunque è quella più presente e trova poi conferma scientifica nella parallela forte presenza di parole, strutture linguistiche e  analogie psicologiche e culturali catalano-spagnole nella lingua sarda attuale.
Si tratta di un fenomeno noto e ad esempio é presente in Ungheria  dove la popolazione é genéticamente indoeuropea ma parla una lingua ugrofinnica cioè una lingua non indoeuropea imposta in un certo periodo storico da una estrema e diversissima minoranza che dominava quel popolo.

Cosa rimane di esteriore di questa grande differenza dei sardi da tutti gli altri europei continentali? Niente di particolare dato che la differenza genetica non indoeuropea dei sardi non é una differenza razziale e dato che neppure le razze in effetti esistono, anche se a volte quando siamo all’estero non ci viene difficile poter dire, ma quello o quella mi sembra sardo. A volte ciò è possibile per la grande endogamia soprattutto nel passato praticata in Sardegna ma soprattutto per fattori culturali specifici e soprattutto linguistici. Ad esempio da noi, ma soprattutto da altri, è facilissimo individuare i sardi dal cosiddetto accento che esprimiamo parlando altre lingue non sarde, anche quando il sardo neppure è più conosciuto e si è anche di seconda generazione oltremare. Va bene che noi sardi spesso pensiamo di parlare benissimo ad esempio l’italiano, ma solo perché ci sentiamo parlare con orecchie di sardi  che interpretano parole, frasi e concetti spesso perfetti in un italiano libresco, lingua straniera appresa a scuola  dai libri o nella pratica comunicazionale moderna secondo lo standard della lingua ufficiale di stato e senza influssi dialettali italiani, ma non siamo in grado di valutare il suono del nostro parlare sottovalutando il nostro accento e la sua forza espressiva.

Anzi vivendolo quando percepito come un handicap e fonte frequente di frustrazione e complessi d’inferiorita. Ecco, e questa è una mia valutazione molto personale, io credo che il nostro accento non sia altro che il suono della lingua parlata dai nostri più antichi sardi, proprio quelli che noi continuiamo ad essere nel nostro immutato e specifico DNA, che però ha sostituito la lingua con un’altra a seconda della dominazione o anche dell’egemonia linguistica. È ovvio e tutti gli esperti di linguistica sanno che anche il nostro italiano conserva oltre al caratteristico e insopprimibile accento sardo, che attenti varia anche da zona e zona della Sardegna e a volte da un paese all’altro e da città e città tanto per ricordarci le antichissime differenze tribali che formavano anche la più antica matrice dell’attuale nostra Natzione sarda. Non mi é difficile immaginare che quando la stragrande maggioranza dei sardi meridionali parlavano punico anche sino al primo impero Romano e i barbaricini probabilmente nuragico a Cartagine sentendoli parlare magari molto fluentemente semitico, i cartaginesi veri potessero dire: parla bene ma con un forte accento sardo. Lo stesso probabilmente si diceva a Roma del cantante Tigellio amico di Cesare e famosissimo: canta benissimo ma quando apre bocca quanto é forte nel suo latino l’accento sardo! Non credo fosse diversa la reazione a Barcellona e Madrid nell’ ascoltare i sardi parlare catalano o castigliano, magari insegnando nelle università o leggendo i loro trattati o i testi dei loro romanzi e poesie, convinti di parlare e dominare benissimo quelle lingue almeno formalmente, ma caratterizzate in maniera incorreggibile dal forte accento sardo.

Il nostro accento sardo, tanto detestato dai miga, cioè da quelli che cercano d’imitare  l’accento italiano , sbagliando accenti e doppie camuffandolo com miscugli di accenti milanesi, romaneschi o napoletani, riesce difficilissimo da correggere anche da chi per lavoro dovrebbe parlare non solo italiano standard che sanno fare, ma senza accento come serve ad attori, cantanti, presentatori in lingua italiana. Ore ed ore di lezioni di dizione affrontate come martiri quando hanno e raramente successo non riescono mai a nascondere una o chiusa o una doppietta traditrice che affiora all’improvviso nel bel mezzo di una magnifica esibizione linguistica che però è solo risultato di una autocastrazione etnica, identitaria e culturale.

Ma tornando al povero sardo deceduto ad Ercolano, che fosse uomo libero, liberto e soprattutto schiavo e schiavi sardi e venales erano moltissimi, frutto delle razzie romane, poco importa. Certamente non era del centro Italia, cioè non era un italiano neppure assimilabile agli italiani attuali, ma certamene colto o ignorante che fosse , che parlasse greco o latino, certamente parlava con potentissimo accento sardo, sardo come il suo DNA di ieri come di oggi è il nostro da cittadini italiani pro tempore  ma che geneticamente, linguisticamente geograficamente e storicamente siamo sardi e volendo anche sardisti, almeno sino a quando il mare non ci inghiottirà.

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