Una insufficiente trasparenza nell’esercizio dell’azione pubblica ed una eccessiva opacità nell’accesso ai servizi pubblici. La Sardegna è agli ultimi posti in Europa per la “qualità del contesto istituzionale”. Ciò che penalizza in maniera particolare la nostra regione è soprattutto la scarsa imparzialità nell’accesso ai servizi, un fattore che incide direttamente sul benessere dei cittadini e limita il potenziale di crescita e innovazione del settore produttivo. Ad attestarlo è un report del Centro Studi della Cna Sardegna basato sui dati dell’European Quality of Government Index (EQI), l’indice sulla qualità dell’amministrazione pubblica elaborato periodicamente dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Gothenburg, studio che effettua una comparazione tra le 208 regioni (NUTS1 e NUTS2) dei 27 Stati membri dell’Unione.

Nel contesto europeo la Sardegna, con un valore dell’indice EQI di -1,27, si posiziona in bassa classifica, 186 esima su 208 regioni. Con riguardo al contesto italiano la Sardegna è invece sedicesima, preceduta dal Molise e seguita dalla Puglia, mentre tra le più virtuose si afferma la provincia autonoma di Trento, l’unica con un valore dell’indice prossimo alla media europea. A seguire, con valori in progressiva riduzione ma sempre superiori a -1, tutte le regioni del Centro-Nord, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, provincia di Bolzano, Toscana, Emilia-Romagna, fino a Marche e Lombardia.

La ricerca effettua in oltre una valutazione delle performance dell’azione pubblica basata su indicatori rilevati dall’ISTAT, in grado di fornire indicazioni precise sul livello di sviluppo e l’efficienza dell’attività amministrativa.

L’analisi si sofferma in primo luogo sull’adozione delle tecnologie digitali da parte delle amministrazioni locali che rappresenta un fattore cruciale per migliorare la produttività ed accrescere la gamma e la qualità di servizi offerti, garantendo l’imparzialità nell’accesso agli stessi, limitando la necessità di spostamenti fisici e contenendo i tempi di espletamento.

Valutando la percentuale di comuni con servizi pienamente interattivi, cioè che consentono l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo al servizio richiesto, ai primi posti si affermano tutte regioni settentrionali, Veneto (70,8%), Lombardia (62,9%), Emilia-Romagna (62,4%) e Toscana (57,3%), ma il quinto posto in classifica è della Sardegna (54,6%), a testimonianza di un ottimo livello di infrastrutturazione. La situazione cambia però valutando il livello formativo dei dipendenti delle amministrazioni locali, con solo il 2% di dipendenti che ha frequentato corsi di formazione in informaticala Sardegna si posiziona negli ultimi posti in classifica.

Tra i dati più rilevanti del report  sono la percentuale molto alta di opere pubbliche in ritardo con i tempi di attuazione e la lentezza della giustizia ordinariacon una durata media dei procedimenti legali presso i tribunali ordinari di 490 giorni, la Sardegna è una delle regioni italiane con i tempi della giustizia più lenti.

“La comparazione internazionale colloca la Sardegna in bassa classifica per qualità del contesto istituzionale – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -.  Appare quindi ormai improrogabile migliorare il funzionamento ordinario dei servizi pubblici, sia di quelli esistenti, sia di quelli che potranno essere offerti grazie a nuovi progetti di investimento, ripristinando la piena funzionalità delle amministrazioni pubbliche locali, con risorse adeguate e un deciso miglioramento della loro capacità gestionale, per assicurare il soddisfacimento dei bisogni essenziali e ridurre il deficit di infrastrutture economiche e sociali”. Secondo i vertici della Cna sarda il prossimo decennio, per il PNRR e gli altri piani nazionali ed europei in corso, offre la possibilità di mettere in capo un volume di investimento di portata storica. “La possibilità di sfruttare appieno tale occasione dipenderà dalla capacità di progettazione e realizzazione degli interventi, e senza una adeguata capacità dell’amministrazione pubblica le politiche di sviluppo locale avranno limitate possibilità di successo”.

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