Il caso di Marco Bellavia al Grande Fratello Vip ha fatto parecchio discutere. L’ex volto delle reti Fininvest ha rivelato all’interno della casa più spiata d’Italia di soffrire di depressione. Attorno però non ha trovato alcun supporto.

Da Ginevra Lamborghini che ha dichiarato che “meritava di essere bullizzato” a Gegia che ha rilanciato con un “dovevamo ascoltare le sue ca**ate?” fino a Giovanni Ciacci che aveva esultato per l’uscita di Bellavia con un “ce lo siamo levati dai cog***ni”.

Il conduttore Alfonso Signorini è intervenuto per metterci una pezza, ma le polemiche non si sono placate. In tanti, troppi, hanno mostrato insensibilità e indifferenza davanti ad una sofferenza reale.

Ma che cos’è la depressione e quanto è importante stare al fianco di chi ne soffre? Abbiamo sentito Milena Martini – psicologa e psicoterapeuta a Cagliari – per cercare di capire meglio la situazione.

Proviamo a dare una definizione, se possibile: cos’è la depressione e che tipo di quotidianità vive chi ne soffre?

La depressione maggiore è un disturbo del tono dell’umore e non deve essere confusa con la tristezza, che è un’emozione. Si tratta di una forma di disagio psichico, persistente che incide profondamente sulle condizioni fisiche e psichiche dell’individuo. I sintomi caratteristici sono tristezza, scoraggiamento, senso di inutilità, assenza di interessi e incapacità a provare soddisfazione e piacere in ogni ambito. Diminuisce la capacità di attenzione e concentrazione, si manifesta una forma di riduzione di memoria. La persona depressa manifesta un costante stato di incertezza e indecisione, che si traduce in una difficoltà a iniziare delle attività, in una perenne sensazione di stanchezza e spossatezza non determinata dall’aver svolto dell’attività fisica; è inoltre presente una difficoltà a progettare il futuro. A questi sintomi si accompagna la comparsa di vissuti di autosvalutazione o di sensi di colpa, in alcuni casi associati al continuo rimuginare sui propri supposti errori e colpe. La persona depressa può sentirsi responsabile dei propri disturbi e dell’incapacità di guarire: si colpevolizza per il proprio comportamento, si ritiene pigra ed egoista. In alcuni casi viceversa appare irrequieta, ha difficoltà a stare ferma. Si può manifestare l’insonnia, ossia una diminuzione del sonno, oppure l’ipersonnia (un aumento dell’intensità e delle ore di sonno). La persona depressa mangia poco o viceversa mangia in modo eccessivo. Può essere inoltre presente una riduzione della pulsione sessuale.

Di cosa ha bisogno una persona depressa e quanto può essere importante un supporto psicologico?

La persona depressa ha necessità di un supporto farmacologico e di una psicoterapia. In ambito psicoterapeutico, se ci muoviamo all’interno dell’ottica sistemico- relazionale, la persona depressa è il paziente designato dalla famiglia come portatore del sintomo, come colui che esprime un disagio, che è anche dell’intero contesto, del sistema familiare di cui fa parte. I sintomi che la persona depressa manifesta sono espressione di vissuti psichici inespressi, che trovano parola attraverso il corpo. Le ricerche in psicologia e le scoperte delle neuroscienze sottolineano l’importanza dell’incontro con l’Altro, dell’intersoggettività, della dimensione relazionale nella strutturazione della nostra identità: la relazione terapeutica, lo “stare con” e lo “stare in”, consentono di dare voce a questi vissuti e attivano la persona e/o la famiglia alla ricerca condivisa di nuove soluzioni e quindi del cambiamento.

Eppure c’è una certa tendenza dell’essere umano a rimanere indifferente davanti alla sofferenza altrui. Perché?

Come evidenziato da diversi psicoanalisti tra cui Massimo Recalcati e Umberto Galimberti, la nostra è la società del narcisismo, dell’individualismo. Nonostante le ricerche nell’ambito della psicologia dello sviluppo e delle neuroscienze abbiano ampiamente dimostrato che la relazione con l’Altro rappresenta un bisogno primario per l’uomo per la costruzione e la strutturazione della propria identità, la società del consumismo ci porta a godere di tutto, subito e ora, senza soffermarsi al pensare, in una cinica affermazione di noi stessi. Bisogna avere tutto, subito e ora, senza limiti e senza confini, a discapito anche delle altre persone e anche senza rispetto di noi stessi. Inoltre in una società che afferma i valori dell’efficienza e della produttività, chi non produce, chi non è bello, chi non è felice non può avere posto. Colui che soffre è un “disturbo”, la sofferenza viene considerata come qualcosa che ostacola, che affligge. Si ha paura di “specchiarsi” nel disagio, si cerca di reagire alla paura di deprimersi di fronte al caos del mondo, a quello che ci accade intorno, che è incontrollabile e imprevedibile, con un distanziamento dalla persona sofferente o con un’iperattività, anche con aggressività.

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