Marco Venturini è uno dei più noti spin doctor in Italia. Formatore di comunicazione politica e analista, da tanti anni lavora fianco a fianco di partiti e candidati politici, aiutandoli a comunicare meglio e ad essere incisivi nella loro azione amministrativa. Sia a livello locale che a livello nazionale.

Davanti al risultato delle Regionali 2024 in Sardegna, abbiamo provato a capire con lui quali sono state le dinamiche che hanno portato all’elezione della prima presidente donna della storia dell’autonomia sarda.

Partiamo dalla vincitrice: cosa ha spinto i sardi ha riporre la propria fiducia in Alessandra Todde?

In Sardegna è stata premiata la scelta di un candidato di qualità. Lo dimostrano i dati. È un profilo di alto livello. Oltre che essere una imprenditrice, quello che più conta è che ha esperienza: è stato sottosegretario e poi viceministro con due governi diversi, Conte e Draghi. Allo sviluppo economico. Seppur non eletta, è stata una candidata molto votata alle Europee del 2019. Comunica da molto tempo, è un dirigente dei 5 Stelle. Non ha mai fatto uscite sgradevoli, è stata sempre molto coerente.

In tanti hanno segnalato l’errore di candidare Paolo Truzzu. Perché è stato un errore?

Vale lo stesso discorso di Todde, ma in negativo. Ha preso oltre 5 mila voti in meno delle sue liste. Ha perso il candidato Truzzu. Infatti è stato penalizzato particolarmente a Cagliari, dove ha ottenuto l’impatto di un voto di protesta. Una bocciatura al suo lavoro da sindaco. Se da una parte il centrosinistra ha fatto la scelta giusta, dall’altro il centrodestra ha sbagliato il candidato. Queste sono elezioni che doveva vincere, sulla carta, la destra. Sono state perse soprattutto dal centrodestra e vinte da Todde.

Quanto può aver pesato per Truzzu una comunicazione che esponeva il volto della Meloni e non il suo? E quanto, anche, il poco tempo a disposizione per fare campagna elettorale?

In una Regione fortemente identitaria come la Sardegna, il fatto di essere o di sembrare un candidato calato dall’alto, come Truzzu nel caso di Meloni – che l’ha voluto al posto di Solinas – non è un segno positivo. Da solo però non basta a far perdere un candidato. Perché comunque ha perso di poco e la Meloni gode di un buon gradimento generale. Quelli non sono stati i problemi principali, quanto il passato a Cagliari del candidato che lo ha penalizzato maggiormente.

In tanti hanno dato alle elezioni sarde una valenza nazionale. È davvero così? La Meloni rischia di pagare un “vento di centrosinistra”?

Questa è una dinamica che ritroviamo ogni volta che ci sono delle elezioni isolate. Ovvero quando coinvolge una singola città o una singola regione. Lo abbiamo visto tante volte: anche il Molise è diventato il centro d’Italia. Lo vediamo persino negli Stati Uniti con l’Iowa, che è uno stato trascurabile rispetto agli altri, dove però iniziano le primarie e di conseguenza assume quel voto un significato più ampio che non ha. Il voto sardo è molto territoriale. Lo dimostrano i dati. Non è una bocciatura della Meloni, è casomai una bocciatura di Solinas e Truzzu. O una promozione della Todde. Non ha un significato nazionale, ma delle conseguenze nazionali. Ad esempio Calenda ha cambiato strategia. E ha dato il suo ok ad un campo larghissimo con i 5 Stelle e Italia Viva. Vedremo se funziona in Abruzzo. Anche se fare degli esperimenti così netti è profondamente sbagliato perché ogni regione ha una storia a sé. Credo sia un errore.

Todde andrà in Abruzzo a sostenere il candidato del Campo Largo. È una scelta giusta? Può essere l’antipasto per una alleanza tra presidenti di regione?

Si vuole sfruttare il momentum, lo slancio della Todde che è molto popolare. La sua presenza farà bene a livello psicologico e mediatico. Tra un mese o due mesi non avrebbe avuto senso. Questo appoggio può funzionare. Non sposta molto, ma porta spazio sui giornali. Non credo che ci sarà una alleanza però: una volta che si inizia a lavorare, ognuno rincorrerà i propri problemi.

Qual è il consiglio che daresti a Todde per i prossimi cinque anni di governo?

I sardi con Todde hanno scommesso su un cambiamento. Le prove d’amministrazione dei 5 Stelle hanno avuto luci ed ombre. Todde dovrà essere brava nel dimostrare che il cambiamento non resta solo nei programmi o negli slogan ma può essere applicato realmente. Già in queste ore le sue uscite contro Solinas, come quelle sulle delibere, sono puntuali e coerenti. Ben fatte e giuste sotto tutti i punti di vista. Deve continuare con questo piglio di cambiamento e non appiattirsi, istituzionalizzarsi troppo una volta che inizierà a sedersi nella poltrona più alta della Regione Sardegna. Ogni volta che il Movimento 5 Stelle si è istituzionalizzato, ha smesso di comunicare come una forza di cambiamento, ha completamente perso la fiducia e il consenso degli elettori. Lei non lo deve fare, deve continuare ad essere battagliera come in campagna elettorale.

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