Addio a Roberto Cavalli. Il grande stilista è morto ieri, a Firenze, all’età di 83 anni.
L’imprenditore toscano, conosciuto in tutto il mondo per le sue produzioni d’alta moda, era malato da tempo e negli ultimi giorni le sue condizioni erano peggiorate.
Lascia sei figli di cui il più piccolo, Giorgio, di poco più di un anno, e la compagna Sandra Bergman Nilsson, 38 anni, che gli è stato accanto fino all’ultimo giorno.
Fondatore dell’omonima casa di moda, la sua prima collezione risale al 1970. Tra i suoi marchi di fabbrica la texture leopardata, che spiegava così: “Copio il vestito di un animale, perché mi piace copiare Dio. Credo che Dio sia il più grande designer di sempre”.
Ma divina ambizione a parte, l’arte ce l’aveva insita nel suo dna. Cavalli era nipote di un esponente dei Macchiaioli e per questo, fin da subito aveva deciso di seguire le orme dei suoi avi, diplomandosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. La sua specializzazione era tutta incentrata sull’uso dei coloranti su seta e lana. Così si inserisce nella tradizione artigiana e pittorica toscana e negli anni Settanta continua la sua intensa sperimentazione sui materiali, in particolare sulla pelle.
È proprio in questi anni che lo stilista fa il suo debutto a Parigi, con la prima collezione “Roberto Cavalli”, dove sfilano i patchwork in pelle realizzati con la collaborazione del designer napoletano, Mario Valentino. Nel 1972, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, allora centro del prêt-à-porter, viene presentata per la prima volta in Italia la collezione donna “Roberto Cavalli”, con i patchwork applicati anche ai jeans. Dai fratelli Hermès e Pierre Cardin, da Krizia fino a Emilio Pucci, sono tanti i grandi stilisti che iniziano a interessarsi al suo lavoro.
Da qui la sua grande ascesa nel mondo della moda, che lo farà conoscere e apprezzare a livello internazionale, arrivando a vestire i volti più noti dello star system: da Sophia Loren a Brigitte Bardot, da a Naomi Campbell a Sharon Stone, fino a David Beckham e Lenny Kravitz.
Cavalli, così come tanti suoi colleghi, era innamorato della Sardegna. Dal 2017, infatti, aveva rilanciato la discoteca Pepero, in Costa Smeralda, grazie al suo marchio Just Cavalli. Lo stilista l’aveva rilevata per dieci anni, con una grossa operazione economica, in seguito a una trattativa con l’inventore del ritrovo di tutti i vip, Gianni Principessa.
Sono centinaia i messaggi di cordoglio arrivati dopo la notizia della sua morte. Tra questi quello del collega Giorgio Armani, che lo ha voluto ricordare così: “Era un vero artista, selvaggio e meraviglioso nell’uso delle stampe”.
Al dolore della famiglia si unisce anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani: “Ha portato l’alta moda italiana nel mondo, facendo della Toscana un punto di riferimento indiscusso nel panorama della moda globale. Roberto non è stato solo un innovatore e un artista del tessuto, ma anche un simbolo di creatività e maestria che ha saputo mescolare con audacia i colori della nostra terra con le tendenze internazionali”, ha detto in una nota. Seguito dal sindaco di Firenze, Dario Nardella: “Ha lasciato il segno nel linguaggio moderno della moda italiana. Non dimenticheremo la sua genialità e il suo amore incondizionato per Firenze”.
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