Basterebbe un focolaio a far scattare l’abbattimento di intere mandrie. Questa la preoccupazione degli allevatori sulla linea adottata dal Governo e dall’Europa per contrastare la dermatite nodulare bovina in Sardegna.
“Apprendiamo con grande preoccupazione che la linea operativa sembra essere quella di abbattere intere mandrie anche in assenza di capi infetti, qualora risultino sede di un focolaio” denuncia il presidente del Centro Studi Agricoli, Tore Piana. “Una decisione che, in Sardegna, riteniamo non solo poco applicabile, ma del tutto inaccettabile, per le caratteristiche uniche del nostro territorio e del nostro sistema di allevamento”.
Gli allevatori chiedono alla Regione Sardegna “di applicare la deroga prevista dai regolamenti comunitari, che consente di adottare misure più flessibili nei territori dove la gestione del bestiame è profondamente diversa rispetto ad altri contesti europei. La Sardegna non può essere trattata come una qualsiasi altra regione dell’Ue”.
Preoccupazioni anche per le vaccinazioni, ma non solo per gli effetti, anche per una questione logistica: “Molte delle mandrie sarde si trovano allo stato brado, in territori impervi, e risulta tecnicamente quasi impossibile radunare e contenere capo per capo per la somministrazione dei vaccini. Chi impone queste misure spesso non conosce la realtà della Sardegna, né le modalità tradizionali di allevamento”.
Piana chiede anche che gli eventuali effetti collaterali vengano poi “riconosciuti e indennizzati”. Intanto serve un tavolo urgente: “Abbiamo formalmente invitato la Presidente della Regione a un incontro pubblico a Ozieri, per discutere insieme agli allevatori le reali soluzioni applicabili nel rispetto della sanità animale, ma anche della realtà territoriale e sociale sarda”.
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