L’ipotesi di una ristrutturazione del carcere di Badu ’e Carros, a Nuoro, finalizzata alla sua destinazione esclusiva ai detenuti sottoposti al regime del 41-bis sta suscitando forti reazioni in Sardegna, coinvolgendo trasversalmente il mondo politico e quello imprenditoriale. A far esplodere il dibattito sono state anche le dichiarazioni del vescovo di Nuoro, monsignor Antonello Mura, che ha paventato la trasformazione dell’istituto in una struttura dedicata unicamente al carcere duro.
Le imprese
A esprimere “totale disappunto e massima preoccupazione” è il presidente di Confindustria Sardegna Centrale, Pierpaolo Milia, secondo il quale lo scenario che si sta delineando è “inaccettabile per il territorio”. Milia denuncia una visione penalizzante nei confronti di Nuoro e del suo comprensorio, che verrebbero considerati dal Governo centrale solo per scelte negative, senza reali politiche di sviluppo, investimenti o sostegno concreto all’economia locale.
Il sindaco
Sulla stessa linea il sindaco di Nuoro, Emiliano Fenu, che parla di un’ipotesi capace di evocare “un’idea di relegazione e marginalità che si pensava superata”. Per il primo cittadino, la possibile riconversione di Badu ’e Carros non può essere trattata come una semplice riorganizzazione amministrativa: “Deve essere chiaro che la città, impegnata in un percorso di rilancio chiaro e riconoscibile, non può apparire come una colonia penale“.
In parlamento
La questione è già arrivata anche a Roma. Il senatore del Partito Democratico, Marco Meloni, definisce l’eventuale scelta “di una gravità assoluta”. Secondo Meloni, se Badu ’e Carros venisse destinato esclusivamente al 41-bis e se al carcere di Uta fossero trasferiti oltre 90 detenuti sottoposti allo stesso regime, la Sardegna “una grande e unica area di concentramento del carcere duro dello Stato”.
La questione è affrontata anche con un’interrogazione presentata dal deputato di Forza Italia Pietro Pittalis, segretario regionale del partito e capogruppo in Commissione Antimafia. Pittalis chiede chiarimenti al ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla scelta di svuotare e ristrutturare il carcere di Badu ’e Carros per destinarlo esclusivamente ai detenuti in regime speciale. Nell’atto parlamentare il deputato richiama l’ordine del giorno del 18 dicembre della Conferenza Stato-Regioni, che prevede la riorganizzazione degli spazi detentivi e la realizzazione di nuovi reparti dedicati al 41-bis.
“Attualmente la Sardegna – spiega il parlamentare – ospita il numero più alto di detenuti in regime speciale in rapporto alla popolazione: pertanto, destinare strutturalmente il carcere di Badu ‘e Carros ai soli detenuti sottoposti al regime carcerario speciale, significa trasformare la città in grande enclave dell’alta sicurezza, creare una sorta di “servitù penitenziaria”, con pesanti ricadute sulla comunità locale sarda che già sostiene una condizione di significativi spazi sottratti alla comunità”.
Riflettori puntati
Il fronte del no, dunque, appare ampio e trasversale. In attesa di chiarimenti ufficiali da parte del Governo, il tema del futuro di Badu ’e Carros continua ad alimentare un confronto acceso, che intreccia sicurezza nazionale, equilibrio territoriale e prospettive di sviluppo per il centro Sardegna.
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