C’è una Associazione sportiva a Cagliari, anzi meglio specificare nell’enclave selargina di Cagliari, che sta portando avanti un progetto sportivo al servizio del calcio amatoriale e dei ragazzi. Guidata dalla presidente Patrizia Casale e animata da una delle colonne del calcio giovanile sardo, mister Gaetano Bracciale e dal direttore sportivo Fabio Turo, l’Asd Su Planu, di Selargius, ha fatto tabula rasa del passato e guarda, da un anno, al futuro dei giovani.

Al campo di Su Planu non c’è l’erbetta o il tappeto sintetico, si respira la polvere della terra battuta che vola ad ogni scatto dei ragazzi e si posa sulle loro facce e sui loro scarpini regalandogli felicità.

Qui si respira la gioia e l’entusiasmo, insieme alle urla burbere di mister Gaetano. Con un curriculum invidiabile sia da calciatore (da giovanissimo ha militato in Serie C) che da mister, il 54enne campano di Torre del Greco, ha lasciato il calcio dell’elite per dedicarsi al calcio dei giovani e del poveri. Rifugge il business Gaetano, ed esalta i colori gialloblù del Su Planu, che guarda caso sono quelli che ama di più dopo l’azzurro del suo Napoli, il giallo-blù dell’equipo del pueblo, il Boca Junior di Diego Armando Maradona.

L’hashtag creato da Bracciale racchiude tutta la filosofia di Su Planu: #ilcalciosiamanonsiusa. Un messaggio importante e impegnativo, ma soprattutto un messaggio controcorrente, che sta volando sulle chat dei genitori dei ragazzi, sulle pagine Facebook, su Instagram e sul canale Telegram che ha creato per comunicare con i suoi ragazzi i valori di onestà, fair play e rispetto. Bracciale è uno stakanovista del calcio: stacca da lavoro e dal lunedì al sabato è al campo dalle 17 alle 21, sempre in compagnia della sua pashmina colorata.

Urla e sbraita come un padre, severo e affettuoso, che vuol insegnare ai suoi ragazzi quei valori, ma anche il calcio, quel calcio essenziale fatto di sacrificio, sudore e intelligenza. Ma soprattutto vuol salvare i ragazzi dalle grinfie dei marpioni del calcio, da quei procuratori e da quelle società che lucrano sui 17enni.

“Odio quel mondo – spiega – odio il calcio del business, dei soldi, dei procuratori e degli sponsor, che comunque questi ultimi servono, ma nella misura dell’aiuto per chi crede nel calcio sano”. Dirige la scuola calcio, i giovanissimi e la prima squadra, ripartita dalla Terza Categoria con un pletora di ragazzini tra i 17 e i 20 anni che vuol far crescere e maturare nel mondo del calcio dei grandi. Senza illuderli che sulle tribune ci sia un osservatore dell’Inter o del Cagliari, del Milan o della Roma. Ma uno del Borussia Monchengladbach si. Quello c’è. “Perché i tedeschi a differenza degli italiani guardano con attenzione ai giovani, a quelli che meritano – spiega Gaetano -, non ai ricchi figli di papà. E allora perché non dargli una chance a questi ragazzi?”.

“Certo, il Covid sta portando via due anni ai questi ragazzini – dice amaramente rimarcando con suo accento di Torre del Greco -, due anni di sport e di vita che nessuno mai gli potrà restituire. Abbiamo cercato di osservare scrupolosamente le regole imposte dalla Federazione e dal Governo per contrastare il Covid, ma ci siamo dovuti arrendere anche noi, ma il nostro progetto – dice Bracciale – non si ferma. Non si può fermare, perché i giovani hanno bisogno di respirare aria di sport di speranza e di gioia”.

Non è difficile sentire queste parole nei campi sportivi dei bambini e degli adulti, il difficile è trovare chi le mette in pratica. Nell’hashtag #ilcalciosiamanonsiusa c’è tutta la filosofia di Bracciale e dell’Asd Su Planu, quella dello sport e della vita.