“La pietra è inerte, dove la poggi sta”, scriveva Ungaretti nella lirica Sono una creatura (1916). Pinuccio Sciola però, come scrive il giornalista Antonio Spadaro su L’Espresso, non la pensava così. Anzi, aveva scoperto proprio il contrario: la pietra è viva e ci parla a modo suo. Basta saperla ascoltare.

L’artista di San Sperate è stato l’ideatore delle “pietre sonore”, oggi veri e propri pezzi d’arte conservati al Giardino sonoro della cittadina in provincia di Cagliari. “Si sfiorino le sculture in calcare di Orosei (ma anche basalto e granio) sapientemente intagliate, e la pietra restituirà la sua voce”, scrive Spadaro.

“Gli stereotipi crollano – prosegue il giornalista -, la pietra ha un cuore auscultabile anche senza stetoscopio. Ed è come se un’eco, rimasta intrappolata per millenni, adesso potesse trovare espressione. È l’inno dell’universo reso udibile da uno scultore di musica che percuote la pietra facendonde sgorgare una sorgente viva e pura di suono. È il jazz della materia inerte che finalmente si libra nell’aria come le note di una jam session”.

D’altronde, fa notare Spadare, grandi musicisti come Bkjork, Ray Charles, Myles Davis e Paolo Fresu hanno visitato il Giardino sonoro per ascoltare e prendere ispirazione per i loro brani.

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