Dove ora è stata realizzata la pista ciclabile di Capo Altano c’era una strada killer ricoperta di scorie tossiche, scarti di lavorazione delle fabbriche di piombo e zinco del Sulcis. La rivelazione di Angelo Cremone e Bruno Calabrò, esponenti di Sardegna Pulita, getta una nuova luce sopra la pista ciclabile realizzata nel Comune di Portoscuso, su cui è divampata nei giorni scorsi una polemica social sfociata in una richiesta di accesso agli atti dell’associazione ambientalista Gruppo di Intervento Giuridico.

“Da sempre apprezziamo il prezioso lavoro del Gruppo di Intervento Giuridico a tutela del nostro ambiente – scrivono Cremone e Calabrò – giusto per doverosa chiarezza sulla realizzazione della pista ciclabile a Capo Altano e loro esposto contro, si precisa che tale intervento non ha realizzato una nuova strada sulla costa, in quanto vi era già stata realizzata una strada Killer, ricoperta di scorie tossico nocive, con gli scarti di lavorazione  “gentilmente donati” dalla fabbrica del Piombo e Zinco. Precisiamo che non vi era un fondo naturale ma un lastricato di rifiuti pericolosi, una vera minaccia continua, un attentato all’Ambiente e alla Salute Pubblica delle tante persone, bambini compresi, che ogni giorno, la frequentavano per passeggiate salutari, sportive e non. La differenza con il vero scempio (quello sì, vi era prima) con tale realizzazione ( di cui comunque si potrebbe eventualmente cambiare il colore ) è che, finalmente, a distanza di oltre 30 anni si è intervenuti con una messa in sicurezza, tramite asportazione di scorie ed incapsulamento di un sottofondo (non naturale) pericolosamente esposto a dispersione degli inquinanti in aria, falda e mare. Non ultimo, finalmente, il divieto assoluto al transito auto-moto che imperversavano continuamente, diventando oggi, con le dovute autorizzazioni degli Enti Competenti, una Meta Salutare”.

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