Ha iniziato subito al far discutere la nuova pista ciclabile panoramica realizzata nel comune di Portoscuso al posto della vecchia strada sterrata che portava a Capo Altano. Già ieri, dopo la entusiastica pubblicazione sulla pagina Visitsulcis della foto dall’alto della pista, non sono mancati i commenti negativi sull’impatto della striscia rossa lunga quasi due chilometri in mezzo alla macchia mediterranea. Qualcuno ha gioito per una infrastruttura panoramica in grado di valorizzare finalmente il cicloturismo sulcitano, qualche altro si è lamentato perché la pista è lunga solo due km. C’è chi l’ha paragonata a una striscia di sangue. Molti però avrebbero preferito che la strada fosse rimasta uno sterrato percorribile da mountain bike e bici gravel ottenendo lo stesso risultato turistico e senza un forte impatto ambientale.

Di questo avviso sono gli ambientalisti del Gruppo di intervento giuridico (Grig) che hanno inoltrato una istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per verificare la sussistenza delle necessarie autorizzazioni amministrative, coinvolgendo il Ministero della Cultura, la Regione Sardegna, il Comune di Portoscuso, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, la Provincia del Sud Sardegna, il Corpo Forestale. Non solo: è stata anche informata per conoscenza la Procura di Cagliari.

“Una pista così migliora una periferia cittadina ma degrada un ambiente fino a prima integro”, denunciano gli ecologisti , secondo cui il colore della pista richiama i fanghi rossi con segnaletica visibile da lunga distanza. “Al di là della presenza o meno delle autorizzazioni di legge – evidenziano – rimane tristissimo il modus operandi per un ambiente che meriterebbe ben altra cura”.

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