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Il gasdotto Galsi, che avrebbe dovuto portare il gas algerino in Europa attraverso la Sardegna, non è stato mai completato a causa dell’offensiva del colosso Gazprom che voleva mantenere le quote di gas russo in Europa. Lo ha dichiarato il professore universitario di economia ed esperto internazionale Abderrahmane Mebtoul – economista algerino che – intervistato dalla agenzia di stampa “Agenzia Nova” – poco meno di un anno fa ipotizzava un possibile rilancio del progetto del metanodotto di cui in Sardegna si parla ormai da vent’anni.

Rilancio ancora più attuale oggi, alla luce della crisi in Ucraina che sta portando la Russia a convogliare le sue risorse di gas verso la Cina. L’economista algerino sottolineava che la realizzazione del metanodotto richiede un congruo finanziamento da parte dell’Europa che invece, come si vedrà ha per ora accantonato il progetto.

La conferma del possibile rilancio del Galsi è però stata data nei giorni scorsi il sito d’informazione algerino Algérie Patriotique che, citando fonti italiane, in un recentissimo articolo ha indicato che il gasdotto Galsi potrebbe rinascere a breve.

“Alcune voci chiedono dal nostro Paese il rilancio del progetto di realizzazione del gasdotto Galsi, che potrebbe rispecchiare la comune volontà di sostenere in modo sostanziale e significativo i rapporti bilaterali tra Italia e Algeria”, si legge sul sito che richiama, tra l’altro le lettere di intenti firmate nel marzo 2005 a Milano quando -in occasione della presentazione del progetto ai soggetti europei interessati all’acquisto del gas algerino – si erano svolti dei colloqui con l’obiettivo di finalizzare gli accordi per l’avvio dei lavori del gasdotto. Una di queste lettere d’intenti, firmata dall’allora presidente della Regione sarda Renato Soru, faceva riferimento a una quantità “sino a 2 miliardi di metri cubi” di gas da utilizzare nell’isola. Le condizioni di vendita saranno dovute essere negoziate in un contratto successivo che avrebbe fissato la durata, il prezzo di vendita, le quantità annuali, la pressione e le forniture orarie del gas, insieme alle altre clausole di un accordo”.

Il progetto Galsi

Finalizzato a collegare gli impianti algerini da Koudiet Draouche a Piombino, in Toscana, passando per la Sardegna – il progetto Galsi (Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia) – prevedeva la realizzazione di una condotta sottomarina di 284 chilometri con una profondità massima di ben 2.880 metri.

Dal porto di Koudiet Draouche, nel nord-est dell’Algeria (stazione di El-Kala), il condotto sarebbe dovuto giungere a Porto Botte, nel comune di Giba, per poi attraversare tutta l’isola fino ad Olbia (ipotesi di sventramento dell’isola molto osteggiata ai suo tempo dalle associazioni ambientaliste). Infine, da Olbia sarebbe dovuto partire un altro metanodotto sottomarino fino alla località toscana di Piombino, dove avverrà il collegamento con la rete nazionale italiana. A regime il gasdotto avrebbe dovuto consentire  l’importazione in Italia di circa 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Sono tanti i motivi per cui questo ambizioso progetto si è arenato. L’accordo tra Algeria e Italia era stato concluso nel 2009 e la conclusione del progetto, del valore di 3 miliardi di dollari, era prevista per il 2012.

Per questo era stato costituito un consorzio societario, con un capitale di 10 milioni di euro, composto da Sonatrach (Algeria) 41,6%, Edison 20,8%, Enel 15,6%, Sfirs (Regione Sardegna) 11,6%, gruppo Hera 10,4%. Tutto sembrava cosa fatta e anche l’ex presidente francese Sarkozy aveva annunciato l’impegno della Francia a collegare la Corsica al gasdotto Galsi. Nel 2011 il progetto aveva cominciato a scricchiolare per la concorrenza del colosso russo Gazprom, circostanza che aveva spinto Sonatrach ad annunciare nel 2012 che i lavori sarebbero iniziati non prima del 2013: l’anno successivo, nel 2014, infine il Galsi è stato sospeso “sine die” in seguito all’accordo tra Gazprom e l’Italia. Anche se ufficialmente la colpa è stata data all’instabilità politica dell’Algeria.

Fattostà che la Regione – sotto la guida dell’economista Francesco Pigliaru, si era tirata indietro ed era uscita dal consorzio Galsi. Una delibera, presentata dal presidente Francesco Pigliaru e concordata con gli assessori al Bilancio, Raffaele Paci, e all’Industria, Maria Grazia Piras, conteneva tra l’altro altre ipotesi per portare comunque il metano in Sardegna attraverso soluzioni alternative. Finora mai attuate.

Insomma, dal 2017 la Sardegna ha messo una pietra tombale sul progetto Galsi e la stessa Unione Europea lo ha eliminato dalle sue priorità.

Eppure a livello internazionale le voci di una ripresa in mano del progetto si rincorrono da un anno. Una fonte del ministero dell’Energia algerino ha dichiarato ad “Agenzia Nova” che il progetto Galsi “non è all’ordine del giorno” e che “le autorità algerine stanno attualmente lavorando per rafforzare il gasdotto Medgaz”, dopo la decisione di esportare il gas in Spagna esclusivamente attraverso questo gasdotto. Eppure la stessa fonte ha dichiarato che “Algeri tiene ancora a questo progetto, che fa parte delle discussioni di Sonatrach con i suoi partner italiani”. Il direttore dei progetti di Sonatrach, Lazhar Mahboubi, ha confermato che l’idea di collegare l’Algeria alla Sardegna “non è mai stata cancellata”, ma non ha fornito ulteriori spiegazioni sui motivi del congelamento del progetto. Un ex amministratore delegato di Sonatrach ha riferito che ora i tempi potrebbero essere maturi per rilanciare il Galsi: “Non credo che la Russia possa opporsi adesso, ma deve esserci volontà politica da parte di Algeria e Italia”.

Qualche giorno fa il rilancio dall’Algeria. “Sulla base del partenariato strategico voluto dai due Capi di Stato, Abdelmadjid Tebboune e Sergio Mattarella, il rilancio di progetti così ambiziosi, su posizioni di forza e su temi prioritari come sicurezza e transizione energetica e complementarietà economica, è altamente apprezzato da entrambe le sponde del Mediterraneo – si legge sul sito “Algérie Patriotique”-. Tutto ciò porterebbe, racconta un esperto, a una maggiore partecipazione delle imprese italiane allo sforzo di modernizzazione dell’economia algerina e andrebbe nella direzione di una crescita condivisa, auspicata dai due governi, nei loro recentissimi incontri. Questo progetto collegherebbe ulteriormente due Paesi vicini, che negli anni hanno saputo coltivare convergenze, affinità e simpatie, che si sono consolidate e che si sono concretizzate in tempi difficili”.

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