E’ conclamata la volontà di destinare la Sardegna e i mari sardi al ruolo di piattaforma di produzione energetica nel Mediterraneo: “un vero e proprio Far West, dove ogni società energetica sembra poter fare quello che vuole. Con un bel po’ di soldi pubblici, tanto per cambiare”. E’ quanto sostiene l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) che lo scorso 26 marzo ha presentato alla Direzione Compartimentale Marittima di Cagliari un nuovo specifico atto di opposizione al rilascio di altre due concessioni demaniali marittime per la realizzazione di altrettante centrali eoliche offshore flottanti nel mare del Sulcis da parte della Sea Wind Italia s.r.l., società con sede legale nella zona industriale di Portoscuso. Coinvolti anche il Ministero della Transizione Ecologica, la Regione autonoma della Sardegna e i Comuni di Carloforte, Portoscuso, S. Antioco.

Complessivamente – evidenzia sul suo sito l’associazione presieduta da Stefano Dessì Deliperi – sono state richieste concessioni demaniali marittime per circa 400 metri quadrati di area demaniale per cavidotti interrati + circa 1.346.222 metri quadrati di specchio acqueo nel mare territoriale per cavidotti sottomarini e aerogeneratori con fondazione floating + circa 1.367.839 m² di specchio acqueo oltre il confine del mare territoriale per aerogeneratori con fondazione floating (qui l’avviso relativo all’istanza Del Toro 2, qui l’avviso relativo all’istanza Del Toro 1).

Complessivamente sono 48 aerogeneratori in progetto.

Mar di Sardegna, progetto di centrale eolica offshore

In precedenza, il 3 marzo scorso, il GrIG aveva inviato alla Direzione Compartimentale Marittima di Cagliari un analogo atto di opposizione al rilascio di ben tre concessioni demaniali marittime per la realizzazione di altrettante centrali eoliche offshore flottanti nel Golfo di Cagliari. In quel caso erano stati coinvolti anche il Ministero della Transizione Ecologica, la Regione autonoma della Sardegna e i Comuni di Cagliari, Quartu S. Elena, Maracalagonis, Sinnai, Villasimius, Capoterra, Sarroch, Pula, Domus de Maria, Teulada.

Complessivamente – evidenzia l’associazione – sono state richieste concessioni demaniali marittime per circa 108 m² di area demaniale per cavidotti interrati + circa 1.135.000 m² di specchio acqueo nel mare territoriale per cavidotti sottomarini e aerogeneratori con fondazione floating + circa 1.888.264.000 m² di specchio acqueo oltre il confine del mare territoriale per aerogeneratori con fondazione floating (qui l’avviso relativo all’istanza Repower Renewable s.p.a.; qui l’avviso relativo all’istanza Nora Ventu s.r.l. per la centrale Nora 1; qui l’avviso relativo all’istanza Nora Ventu s.r.l. per la centrale Nora 2).

Finora presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari sono, quindi, stati predisposti e depositati ben sei progetti di centrali eoliche offshore nei mari della Sardegna meridionale, con 174 aerogeneratori in progetto.

“Si tratta di una delle più rilevanti conseguenze della volontà ormai di fatto conclamata di voler destinare la Sardegna e i mari sardi al ruolo di piattaforma di produzione energetica– si legge sul sito dell’associazione -. In ogni caso, per legge, i progetti di centrali eoliche off shore in argomento dovranno essere assoggettati ai rispettivi e vincolanti procedimenti di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), con considerazione degli impatti cumulativi (artt. 21 e ss. del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.). Tuttora nessun procedimento di Valutazione di impatto ambientale è stato neppure avviato – fa sapere l’associazione -. Oltre il sensibile impatto ambientale e agli impatti sulle attività turistiche e sulla navigazione commerciale, assolutamente tuttora non valutati, sarebbe oltremodo assurdo vincolare una così ampia estensione di aree demaniali, di mare territoriale e d’interesse nazionale per così lunghi termini temporali (30 e 40 anni) in assenza di qualsiasi autorizzazione per la realizzazione e la gestione della progettata centrale eolica off shore, in violazione dell’obbligo di congrua motivazione vigente per qualsiasi atto amministrativo (art. 3 della legge n. 241/1990 e s.m.i.). Questo assalto al mare sotto il profilo energetico è, purtroppo, conseguenza della scarsa e ben poco adeguata pianificazione delle reali esigenze energetiche, della deficitaria promozione del risparmio di energia, della inadeguata diversificazioni delle fonti di produzione, della mancanza di sistemi di accumulo energetico e, soprattutto, di una efficace individuazione delle aree di rilievo naturalistico, ambientale, paesaggistico sottratte a qualsiasi tipologia di produzione di energia. E’ un vero e proprio Far West nel Mediterraneo, dove ogni società energetica sembra poter fare quello che vuole. Con un bel po’ di soldi pubblici, tanto per cambiare”.

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