L’ultimo episodio è avvenuto sabato scorso a Cagliari, alla Marina, cuore della movida cittadina. Tre ragazzini, in preda all’alcool, hanno aggredito senza motivo un coetaneo facendolo finire all’ospedale. Senza motivo. Quasi per gioco. E questo succede quasi tutti i fine settimana, nonostante il Comune di Cagliari abbia intensificato i controlli. Sia nei confronti dei ragazzi che dei commercianti che continuano a vendere ai minorenni bevande alcooliche.

Eppure, soprattutto tra i minori di 17 anni, il cosiddetto “binge drinking” sembra essere diventato la moda del momento: ci si abbuffa di alcol fuori pasto, facendo un miscuglio di cinque o sei bevande diverse senza mangiare nulla. Tutto per andare prima su di giri. Il contrario di quello che gli “adulti” hanno sempre insegnato ai ragazzini: non mischiare e non bere mai a digiuno.

A fotografare impietosamente la realtà della Sardegna è l’ultimo report del Ministero della Salute: la nostra regione ha un tasso di mortalità a causa dell’alcol superiore alla media nazionale e la più alta percentuale di soggetti a rischio di dipendenza. Addirittura il 14,9% dei sardi abusa di alcool e, come detto, le fasce d’età più a rischio sono quella dei ragazzi minori di 17 anni e degli adulti dai 65 ai 74 anni.

In particolare la situazione è critica per le ragazze sarde: sono sempre più quelle che alzano il gomito, soprattutto nel week end.

Il report – come anticipato – evidenzia come in tutta Italia sia aumentata in maniera esponenziale l’abitudine di bere lontano dai pasti: vino, birra ma anche amari ad alta gradazione e super alcolici. Tutto mischiato. In Sardegna il 47,8% degli uomini beve fuori pasto (contro una media nazionale del 41,6). Le donne sarde hanno invece una propensione per il binge drinking: l’abbuffata alcolica.

La conseguenza è che la Sardegna ha una delle più alte percentuali di persone che finiscono al pronto soccorso a causa dell’abuso di alcol: e la maggior parte sono ragazzi under 17 e adulti over 65.

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