“Ci sono molte strade che portano all’inferno, per uscirne pochissime. E se all’inferno ci sei nato, quasi nessuna . Faremo di tutto per costruire una strada con questi dodici ragazzi”.

Davide Rota è amministratore delegato di Tiscali Spa da poco più di due settimane (ha sostituito Renato Soru, il fondatore, che dell’azienda rimane presidente). Come primo gesto, dal grande valore simbolico, oltre che pratico, Rota ha voluto mettere la firma su una convenzione con il carcere di Uta: all’interno del carcere apre un laboratorio per la rigenerazione dei router Tiscali. Da lunedì 6 giugno “dodici ragazzi diventeranno nostri colleghi”, scrive Rota nella sua pagina Linkedin.

Il laboratorio per il recupero e la messa a nuova dei vecchi modem in carcere permetterà a dodici detenuti di specializzarsi nel recupero dei vecchi modem (rotti o da buttare) e di trovare un lavoro in carcere, trasformandolo in un posto di lavoro. Perché quei dodici ragazzi verranno assunti.

L’attività di rigenerazione di vecchi router e modem ha una grossa valenza economica oltre che sociale, soprattutto in tempi di carenza di materie prime (silicio e chips): è un’iniziativa sociale che si sposa perfettamente con il business.

Ci sarà una fase di formazione a cui seguirà una mansione manuale di riparazione degli apparati elettronici che servono per collegare le reti domestiche a Internet. I modem dopo il recupero verranno rilanciati sul mercato.

Rota-Sardegna, atto primo: chapeau.

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