Paolo Fresu contro l’assessorato al Turismo della Regione Sardegna. L’accusa del noto jazzista sardo arriva direttamente sulla sua pagina Facebook, dove chiede di “non utilizzare più la mia immagine nonché quella del festival Time in Jazz. Perché lo slogan altisonante di una Sardegna estiva a suon di musica (così recita la pubblicità sul sito dell’Assessorato) non collima con la volontà di sostenerla”.
Il riferimento è alla pubblicazione dei bandi per il triennio 2022-2024. “Ai cartelloni delle manifestazioni dello spettacolo e della cultura – scrive Fresu – sono concessi 400.000 euro annui a fronte dei già esigui 700.000 euro dell’ormai famoso click day del 2020 per il quale, vinti tre ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, tutto è ora nelle mani di un commissario ad acta nominato dal Prefetto”.
“Annullato il procedimento ritenuto illegale – continua il trombettista di Berchidda – sarà un funzionario dello Stato a dettare le nuove regole di attribuzione dei finanziamenti. Intanto lo scorso anno, nonostante il Covid e il plauso per le manifestazioni che sono state organizzate al tempo della pandemia con le difficoltà di cui sappiamo, non c’è stato nessun bando e dunque nessun finanziamento per la cultura e lo spettacolo, creando un buco importante nei bilanci di chi ha preferito non soccombere rimboccandosi le maniche con serietà, coerenza e coraggio”.
“Ma torniamo al bando odierno: sono stati concessi 750.000 euro al cartellone delle manifestazioni di turismo esperienziale e 1.700.000 euro al cartellone di quelle folkloristiche e tradizionali. Non spetta a noi discutere il valore delle manifestazioni né l’incidenza turistica, economica e di immagine dentro e fuori la Sardegna. Sarebbe una battaglia tra poveri – sottolinea il jazzista – che ci metterebbe tutti in una posizione di conflitto con noi stessi e che una certa politica forse si attende. Se la Sardegna è una isola-continente (lo scrisse Marcello Serra nei primi anni Sessanta) questa deve raccontare tutta la sua ricchezza culturale e storica che è fatta di folklore e di tradizioni oltre che di linguaggi contemporanei e innovativi. Possiamo invece discutere sull’esiguità della cifra destinata alle manifestazioni culturali e di spettacolo e sulle regole incomprensibili e inaccettabili attraverso le quali se ne stabilisce il valore”.
“Se il click day è stata una battaglia legale la scelta del come investire i denari e l’assunzione dei criteri adottati fa parte di una strategica scelta politica che immaginiamo sia stata ben ponderata nonché avallata dai membri del Consiglio Regionale e dal suo Presidente. Trattandosi di investimenti pubblici saranno pertanto i cittadini a valutare se le scelte fatte siano corrette e rispettose di quelle che dovrebbero essere le istanze e i bisogni della nostra Isola”.
“Per il resto – conclude Fresu – spero che qualcuno del mondo della cultura sarda alzi gli scudi in difesa del proprio operato, dei propri diritti e della propria storia. Io l’ho già fatto ma, visti i risultati della battaglia nonché la scomposta reazione di molti colleghi nel mio difendere gli interessi collettivi, lascio a loro le armi. Noi continueremo a fare per il bene comune. Compreso quello della Regione Autonoma della Sardegna che, fortunatamente, conosce anche un altro passo ed è ancora abitata da sognatori e visionari”.
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