“Chi acquista in un mercato contadino ha dai 15 ai 20 scambi sociali mentre chi acquista in un supermercato riduce la relazionalità ad uno massimo due scambi”. È il valore sociale dei mercati contadini che stanno festeggiando, anche nei 30 mercati settimanali sardi di Campagna Amica, la prima festa internazionale dei farmers market.

Nata negli Stati Uniti vent’anni fa è divenuta mondiale quest’anno grazie alla World Farmers Markets Coalition, la rete di cui fa parte Campagna Amica che comprende 40 Paesi e 60 associazioni di mercati contadini e supporter partners di tutti i continenti. Si tratta di vere e proprie comunità del cibo accoglienti, solidali e sostenibili in continua crescita. A livello globale già un Paese su cinque (20%) può contare su sistemi di vendita diretta che possono trovare nella nuova World Farmers Market Coalition un punto di riferimento per crescere.

Dall’analisi del Centro Studi Divulga si evince che le aziende agricole che svolgono attività di vendita diretta hanno visto più che duplicare, e in alcuni casi triplicare, il fatturato. Negli ultimi 20 anni il numero dei Farmers Markets negli USA è passato dai 1.755 nel 1994 agli attuali 8.755, con un incremento di quasi il 400%. Il fatturato ha superato i 12 miliardi di dollari.

In Italia operano 12.000 agricoltori organizzati nei circa 1.200 mercati di Campagna Amica, con un valore economica che si aggira sui 6 miliardi di euro. Nel 2020, anno della pandemia, 20 milioni di consumatori hanno acquistato beni alimentari presso i Farmers Markets.

Un successo che si accompagna ad una rapida diffusione in tutto il pianeta. Basti pensare ai ritmi di crescita registrati in alcuni Paesi europei, come quelli scandinavi. In Norvegia i tassi di sviluppo sono pari al 20% annuo dal 2003 ad oggi, mentre in Estremo Oriente, come in Giappone, lo sviluppo delle filiere corte ha consentito agli agricoltori di registrare margini di redditività più elevati rispetto alle filiere convenzionali.

E poi ci sono la Danimarca, il Regno Unito, dove i mercati contadini sono considerati complementari o alternativi ai sistemi di distribuzione alimentare tradizionali. Ma la realtà delle filiere corte inizia a prendere forma anche nei Paesi in via di sviluppo, come testimoniano diversi progetti che puntano proprio sulla riconnessione tra produttori e consumatori. In Ghana, partner del progetto della Coalizione mondiale dei Farmers Markets, sempre più agricoltori privilegiano strategie di vendita che puntano sul tradizionale rapporto diretto fra agricoltori e famiglie ma con uno sguardo rivolto al futuro.

“L’affermazione dei mercati degli agricoltori nelle metropoli – sottolinea Campagna Amica Sardegna – ha consentito di ridurre la distanza tra produttore e consumatore rafforzando il legame tra aree rurali e aree urbane con un importante patrimonio di biodiversità che dalle campagne si trasferisce in città”.

“I mercati contadini propongono una formula alternativa fondata sulla prossimità territoriale – evidenzia Campagna Amica Sardegna -. Non è solo prossimità geografica, ma anche organizzata, con una equa distribuzione del valore lungo la filiera e la corresponsione di un giusto prezzo per gli agricoltori; si ha una più efficace informazione con l’obiettivo di rendere trasparente per il consumatore il prodotto acquistato, e ambientale, grazie alla tutela della biodiversità, delle specificità locali e custodia dei territori”.

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