Il picco influenzale era stato previsto da ottobre. Anche perché durante la pandemia – che ha limitato i contatti umani, chiuso scuole e uffici e imposto l’uso delle mascherine – il virus dell’influenza era praticamente scomparso. Per due anni nessuno si è ammalato di influenza. Oggi invece che la situazione Covid è tornata ad una pseudo normalità e i bambini hanno ripreso a frequentare asili e scuole si assiste ad un boom dei casi di influenza tra i bambini, soprattutto i più piccoli. Una influenza che a quanto pare è più aggressiva del normale e si è presentata con un largo anticipo, intasando i presidi sanitari.

Anche in Sardegna i genitori, allarmati, portano nei pronto soccorso e dei pediatri bimbi in preda a febbre alta, tosse e dolori muscolari. Ma anche nausea, vomito e diarrea.

E’ una situazione che molti addetti ai lavoro definiscono “disperata”, ma che ha una motivazione. “Quella dell’influenza è un’epidemia che si conosce da sempre, che si ripete ogni anno durante il periodo invernale e alla quale i medici, e i pediatri, sono abituati”, ha dichiarato all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata. “L’influenza dev’essere considerata per quel che realmente è: una malattia da eccesso di prossimità. Nel senso che i bambini si ammalano nel momento in cui iniziano la frequenza delle attività in comunità. Per cui, tanto per provare a spiegare in pochissime parole l’argomento di cui si parla in questi giorni, basterebbe porre ai genitori, preoccupati dagli acciacchi influenzali dei propri figli, una domanda semplice: ‘ma 24 mesi, fa quando tutti noi eravamo in lockdown, vostro figlio si è ammalato?’ Alla risposta di un ‘no’ corale, potremmo trarre facilmente le logiche conclusioni”.

Sta di fatto che in tutto il mondo i casi sono aumentati e a quanto pare – dopo il break pandemico anche i sintomi dell’influenza sono più gravi. La febbre alta dura per una settimana-dieci giorni, la tosse non risponde ai trattamenti farmaceutici e spesso si traduce in fastidiose bronchioliti, lunghe da debellare. Tutto ciò si traduce ovviamente in alti costi sociali, sia per il peso su un servizio sanitario già debilitato dal Covid ma anche in  giornate lavorative perdute dai genitori per accudire i figli ammalati.

Da qui, sostengono i pediatri, la necessità delle vaccinazioni antinfluenzali anche ai bambini. In Sardegna – – ma i numeri non sono ufficiali – si stima che ad oggi il vaccino sia stato somministrato al 15 per cento dei bambini.

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