I Quattro Mori seguono i sardi in tutto il mondo. È un tratto distintivo molto forte, legato alle origini, ad una identità che non sfiorisce mai. Vederli spuntare dovunque, in qualunque parte dell’emisfero, è quasi come sentirsi sempre a casa. E se non sono rappresentati in una bandiera, sono certamente stampati su una bottiglia di vetro: l’Ichnusa.

Quello che però tutti non sanno è che al popolo sardo piace la birra. Piace così tanto che ne beve in quantità più alte rispetto alla media nazionale. Secondo quanto riportato da diversi report, il consumo pro capite in Italia è arrivato a 36,8 litri e in Sardegna a quasi il doppio: 61,7 anno litri per abitante. Un dato in leggera diminuzione rispetto a dieci anni fa, ma che certifica l’amore che i sardi hanno.

Questo dipende non solo dalla produzione dell’Ichnusa, marchio che travalicando i confini rappresenta al massimo livello l’Isola, ma anche dalla grande quantità di birrifici che producono su media e piccola scala. Si tratta di oltre 40 piccole imprese tra artigiani, agricoli e beerfirm. Tutti impegnati nella produzione artigianale di qualità. In media, ogni birrificio produce 1000 ettolitri di birra all’anno e si tratta di un mondo che continua a crescere giorno per giorno. I veri pionieri del movimento regionale furono gli homebrewers che avviarono un percorso di studio degli stili e di diffusione della cultura birraria.

Intanto sono nate nuove figure professionali. Come ad esempio il “sommelier delle birra”. Una figura in grado di interpretare, tramite opportune tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato. E individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali con primi piatti, carne o pesce e persino con i dolci.

Ecco quali sono oggi i birrifici e le birre di maggiore riferimento in Sardegna.

Ichnusa – Assemini

Se esiste una birra in grado di unire i sardi lungo la 131 e le coste, e lungo gli innumerevoli viaggi per il mondo, quella è l’Ichnusa. La fedeltà alla classica bionda media è un fatto naturale che accompagna anche le abitudini di tantissimi che la scoprono in qualunque parte d’Italia.

Il birrificio Ichnusa è un’azienda di produzione di birra di proprietà del gruppo olandese Heineken e ha la sua sede principale in Sardegna. Il nome deriva dal termine greco “Ichnôussa” che significava “impronta”, a causa della conformazione costiera dell’isola, che ricorda vagamente quella di un’orma di un piede. La sua storia nasce nel 1911, quando venne creato il primo stabilimento birrario. Dagli anni 60′ ad Assemini, dove mantiene la sua ricetta originale e la sua forte identità locale nonostante la proprietà olandese. Della Sardegna Ichnusa conserva l’istinto, il cuore, la fierezza.

Si presenta con un colore giallo paglierino con riflessi dorati, la schiuma è bianca, fine e persistente. Al naso emergono intensi profumi di luppolo, cereali, fiori bianchi e agrumi. Al palato è fresca, ha un buon equilibrio tra note dolci e amare, e lascia una buona persistenza retrogustativa. Negli ultimi anni ha ottenuto grande successo grazie alla produzione della Non Filtrata.

Birrificio 4 mori – Guspini

Negli antichi locali della miniera di Montevecchio, il birrificio Quattro Mori coltiva orgogliosamente la propria vocazione per le basse fermentazioni, con un processo accurato e rigoroso. L’attività è stata avviata da quasi 10 anni in un antico locale delle Miniere di Montevecchio  (Guspini) rappresentando in assoluto uno dei rarissimi casi di riconversione industriale in zone minerarie  dismesse a livello nazionale.

Come prodotto principale propone la Pozzo 16. Di colore dorato leggero, dall’aspetto pulito e dalla copiosa (nonché fitta e tenace) schiuma bianca. La massa liquida consegna profumi freschi e invitanti, iter gustativo saldamente agganciato al binario della morbidezza generale, con una tendenza all’affusolamento delle percezioni zuccherine (asciutta la chiusura). Oltre alla Pozzo 16, da segnalare la Pozzo 3 (che usa come ingrediente principale le castagne del Gennargentu) e la Pozzo 9 (retrogusto alla cannella) che nel 2020 sono state menzionate come le birre dell’anno.

P3 Brewing Company – Sassari

Alla ricerca della massima qualità, selezionando le migliori materie prime. A Sassari, la P3 Brewing Company continua a sperimentare e reinventare gli stili producendo birre che colpiscono anche dall’esterno, sin dalle etichette. Ma è il gusto a fare davvero la differenza in termini di originalità. Con tre birre, in particolare, P3 Brewing Company nel 2019 si è presa due menzioni speciali (grazie alla bionda Speed e alla scura Turkunara) e un primo posto con la 50 nodi, dal colore ambrato e con dei profumi floreali.

Birrificio Mezzavia – Selargius

Il Birrificio Mezzavia vuole creare una birra che accontenti tutti i palati, da quelli raffinati a quelli del grande consumatore. Una birra equilibrata che non rinuncia a sorprendere con il suo gusto distintivo. Con la birra scura Nautilus ha ottenuto una menzione nel 2019, grazie a un aroma che rievoca il sapore del caffè, della liquirizia e del cacao. Lo stesso è accaduto alla Line up, che si contraddistingue per il suo carattere dinamico. I luppoli non sono mai gli stessi, e questo non fa che giovare questo tipo di bevanda, che si rinnova di sorso in sorso.

Birrificio Mediterraneo – Carbonia

Il Birrificio Mediterraneo è nato con l’obiettivo di immergersi nel settore, cogliendone ogni singolo particolare al fine di creare un prodotto unico per esportare poi la propria birra oltreconfine. La Nuragica Porter, uno dei prodotti principali del birrificio, è una birra dal colore scuro, dai sentori di cioccolato e caffè e di liquirizia, è arrivata ad aggiudicarsi il terzo posto tra le Birre dell’anno 2019.

Birrificio Cagliari – Cagliari

Il Birrificio di Cagliari rappresenta il primo brewpub nato in regione. Una storia che parte dal 2008, e che ha permesso la creazione di birre esclusive. Come la Emily, una birra che ha un’identità forte ma che lascia trasparire dolcezza ed equilibrio una volta versato il primo bicchiere. Questa sua personalità ha portato una menzione speciale nel 2019. Ma a colpire di questa azienda è la quantità di scelta delle birre. Da quelle Gluten Free (la Blond Ale Bonaria) a quelle più scure, come la Sant’Elia, che con il suo gusto fruttato ha ottenuto la Medaglia di bronzo al Barcellona Beer Challenge 2018.

Terrantiga – San Sperate

Terrantiga punta molto sulla ricerca del particolare. Un’operazione che ha portato a quattro tipi di birre personalizzate a puntino: Brescia, al gusto di miele; Citra, con la pompia, uno dei prodotti tipici della Sardegna; Nibari, con il ginepro selvatico a restituire un profumo primaverile; e l’Istadi, a base di farro. Il Nibari nel 2019 ha ottenuto il bronzo nella categoria “chiare e ambrate, alta fermentazione, e di ispirazione anglosassone”. L’istadi non si è voluta fermare al secondo posto nel 2019 tra le “birre chiare, ambrate e scure”. Ha voluto raggiungere la vetta. In un anno ha ottenuto il primato tra coloro che hanno usato “cereali speciali” per la loro birra.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.