“È stato come calarmi in un girone infernale, non riuscivo a vederne la fine. Dopo tanta violenza fisica e psicologica ho trovato la forza di reagire e di riprendere in mano la mia vita”. È il tremendo racconto dell’ennesimo episodio di una violenza su una donna avvenuto qui in Sardegna.
La vittima si è costituita come parte civile all’interno di un processo contro un uomo, il suo compagno, che è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per maltrattamenti in famiglia e lesioni personale aggravate.
“Ad un certo punto ho pensato che non sarei riuscita a venirne fuori viva. Credevo che sarei morta, che era solo questione di tempo” prosegue la vittima nel suo agghiacciante racconto, che dà piena testimonianza degli orrori che ha dovuto subire.
“Mi sono vista puntato addosso un coltello alla gola, mi è stato avvolto attorno al collo un cavo elettrico, sono stata minacciata con un martello e con un cacciavite”.
“Non so neanche io come sia potuto accadere, eppure è successo. Vorrei che la mia esperienza di ribellione potesse essere utile ad altre donne che affrontano la stessa esperienza che ho dovuto affrontare io. Può capitare a chiunque” ha riferito la vittima, che ha provato a dare un messaggio di speranza nonostante l’enorme dolore e le gravi situazioni che ha dovuto affrontare.
“Ora sto riprendendo in mano la mia vita, mi sento finalmente libera – ha proseguito la donna – mi sono messa a studiare e sono alla ricerca di un nuovo lavoro”.
Un vicenda che si è trascinata per oltre un anno: il 7 maggio 2024, erano stati riconosciuti dal personale sanitario 5 giorni di prognosi, mentre il 15 maggio 2024 ne erano stati riconosciuti.
L’uomo verrà sottoposto inoltre alla libertà vigilata con il divieto di avvicinamento alla vittima per due anni. Dovrà pagare una provvisionale di 5mila euro, come anticipo rispetto alle somme che verranno quantificate in sede civile, ed è stato interdetto dai pubblici uffici per cinque anni.
Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it
