“In Sardegna, più che altrove, la pandemia ha messo a nudo le carenze di un sistema sanitario che non dialoga col sistema formativo e che invece dovrebbe immettere sul mercato figure adeguatamente formate e in numero sufficiente per la sanità e l’assistenza sociale. Questo momento deve essere una opportunità per dare certezza agli studenti dell’istituto professionale per i servizi socio sanitari ai quali deve essere garantita la certezza del percorso scelto e del loro avvenire lavorativo”. Lo scrivono in una nota i consiglieri regionale del Partito democratico della Sardegna, Rossella Pinna e Salvatore Corrias.

I consiglieri dem, che già avevano posto la questione di merito con l’interrogazione in consiglio regionale n. 789 del 17 dicembre 2020 e rimasta inevasa, scrivono al presidente della Regione, Christian Solinas e agli assessori competenti, perché “si istituisca un tavolo inter assessoriale allargato alla Direzione scolastica regionale e a una rappresentanza degli istituti professionali statali a indirizzo socio-sanitario per valutare le soluzioni e modalità̀ tecniche che, possano assicurare gli obiettivi formativi e gli standard professionali della qualifica previsti dalla normativa nazionale e regionale di modo che i giovani diplomati possano entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro”.

“È necessario provvedere all’adozione di tutti gli atti ulteriori per la conclusione dello specifico accordo con la Direzione scolastica regionale, così come disposto dalla deliberazione della Giunta regionale n. 18/12 del 21 aprile 2015 tra i quali la definizione del percorso istruttivo delle figure del Tecnico per i servizi sociali con l’attivazione dei percorsi di tirocinio formativo a completamento dell’iter scolastico”, si legge nella nota dei due esponenti del Pd.

Nella lettera viene inoltre evidenziato come il profilo professionale di Tecnico dei servizi sociali, soprattutto in Sardegna, “non è adeguatamente valorizzato come spendibile all’interno delle strutture socio-assistenziali e sanitarie pubbliche e/o private e che la mancanza di un riconoscimento diretto del diploma rappresenta una condizione ingannevole per gli studenti che seguono il percorso negli istituti professionali di Stato nella convinzione di poter conseguire un titolo utile per l’inserimento nel mondo del lavoro. Questa criticità – spiegano – è attualmente rappresentata dalla mancata introduzione delle 400 ore di tecnica professionale con tirocinio pratico complementare alle competenze teoriche acquisite e tramite le quali possano ottenere la qualifica di operatore socio sanitario, così come avviene in altre regioni”.

Per i due consiglieri del partito dell’opposizione è da tenere in debito conto “anche l’evidente disagio in cui si trovano gli istituti professionali che erogano i corsi, per non riuscire a garantire agli studenti gli sbocchi professionali promessi in sede di proposta dell’offerta formativa, i diplomati, non disponendo di un titolo qualificante, oltre alla possibilità di proseguire gli studi in ambito universitario, si vedono costretti ad accedere, sebbene con un percorso abbreviato, ai corsi professionali come quelli per OSS, peraltro a numero chiuso e anche a pagamento”, conclude.

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