Nel pomeriggio di ieri, nella Sala Giunta del Palazzo di piazza d’Italia a Sassari, l’amministratore straordinario della provincia di Sassari e i rappresentanti delle Unioni dei comuni (92 in totale) e delle Comunità mondane del Nord Sardegna hanno firmato un documento per chiedere che vengano coinvolti nel Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza).

Sviluppo e coesione territoriale – si legge nel documento – non possono esistere separatamente. E la coesione territoriale impone l’ascolto dei rappresentanti del territorio, tutti! Non esistono territori o rappresentanti di prima o seconda classe, salvo non si voglia stimolare l’ormai cronico spopolamento delle zone interne sino ad arrivare al paradosso che stiamo vivendo oggi in Sardegna nella stragrande maggioranza del territorio dove insistono pallidi ricordi di paesi”.

Ciò che manca, secondo l’Unione dei comuni è una struttura adeguata a pianificare lo sviluppo economico delle aree più interne della Sardegna, da sempre penalizzate nella suddivisione dei fondi statali.

“È necessario, quindi, determinare con un regime speciale di fiscalità vantaggi concreti per avere effetti su tutta l’Isola e in particolare sulle zone interne; migliorare la qualità e l’economia della vita dei residenti; attrarre investimenti dall’esterno; creare nuove imprese in grado di creare sviluppo e occupazione; favorire lo sviluppo di solidi processi di internazionalizzazione per le produzioni e i servizi locali; superare la crisi ambientale e il degrado del territorio”. Sono queste le richieste concrete riportate nel documento, oltre a una maggiore efficienza del personale tecnico-amministrativo, reti stradali e viabilità che permettano di raggiungere i centri abitati in tempi ragionevoli, così come il collegamento dei bacini idrografici del Nord Sardegna che darebbe nuovo impulso ai settori dell’artigianato, del turismo e del commercio.

“Nessuno più dei sindaci ne conosce le esigenze. Nei comuni costieri – proseguono i rappresentanti – la modernizzazione e l’ampliamento della portualità turistica e commerciale in uno con un piano integrato di formazione professionale e di mobilità (tenuto conto anche delle criticità legate ai collegamenti marittimi con le isole minori come per esempio La Maddalena e l’Asinara), darebbe il via ad una inversione di rotta alla inarrestabile fuga verso il continente e l’estero delle migliori professionalità del territorio”.

“Non siamo interessati a politiche che ci vengano dettate da chi non sa leggere le dinamiche della nostra terra”, concludono.

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