Dal 6 gennaio anche la Sardegna si prepara ufficialmente al Carnevale con le sue maschere caratteristiche: a ciascun paese le sue, tutte rappresentative di una tradizione lunga secoli. Tra queste, “Sa Filonzana” è l’unico personaggio femminile.

Originaria di Ottana, rappresenta un’anziana gobba vestita di nero, intenta a filare la lana: questo filo rappresenta la vita, che può essere spezzata in qualsiasi momento. Sa Filonzana infatti gira sempre con un paio di forbici, minacciosa e senza pietà, tra i festanti che appena la vedono si scansano.

Questa maschera probabilmente è un’evoluzione o una interpretazione locale delle Moire greche (o le Parche romane), che rappresentano le figlie di Zeus e di Temi. Queste erano la personificazione del destino, tessevano il filo del fato, lo avvolgevano e poi lo recidevano segnandone la morte.

La leggenda vuole che “Sa Filonzana” fosse stata utilizzata in passato per far sì che la questua andasse a buon fine: a chi non le spalancava le porte della casa, la vecchia era pronta ad elargire ogni sorta di malaugurio.

Durante i cortei di Ottana, l’inquietante donnina tesse di continuo la lana e a un certo punto ordina ai Boes (altra maschera locale accompagnata dai Merdules) di morire. Questi cadono a terra, e dopo poco tempo si rialzano: è il ritorno alla vita.

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