Doveva essere un annuncio rassicurante quello dell’assessore alla Sanità Mario Nieddu: l’attivazione di 27 posti letto in terapia intensiva per far fronte all’aumento esponenziale di contagi dell’ultimo periodo (attualmente in terapia intensiva sono disponibili solo tre posti letto). Ma dagli utenti (sempre meno pazienti) della sanità sarda è arrivata una pioggia di critiche. Molti – commentando sui social della Regione la notizia – si chiedono cosa è stato realmente fatto in questi due anni nella sanità isolana per essere colti così impreparati da questa nuova ondata pandemica. E c’è chi si chiede a cosa servano i posti letto, vista la cronica carenza di personale specialistico che ha portato nei mesi scorsi alla chiusura o alla sospensione delle attività di numerosi presidi ospedalieri sardi.

Intanto sale la preoccupazione per le cure alle altre patologie che rischiano di essere nuovamente sospese o rallentate (il Santissima Trinità – è stato annunciato – interromperà temporaneamente gli interventi chirurgici per fare spazio ai malati di Covid).

Ma anche altre patologie rischiano di essere completamente dimenticate in questa emergenza che sta facendo collassare una sanità sarda già abbastanza compromessa.

Discorso a parte va fatto per la talassemia. Nell’isola si stanno iniziando a rimandare le trasfusioni di sangue ai talassemici. “Quando proprio si è agli sgoccioli della nostra sopravvivenza -scrive sulla pagina fb della Regione Ivano Argiolas – ci viene data una sola sacca di sangue che risulta essere totalmente insufficiente. Questo assessore pensa di poter fare qualcosa per noi, magari valutando l’intera filiera trasfusionale con particolare riferimento al centro trasfusionale dell’ospedale Brotzu, o ha semplicemente deciso di farci rivivere le tragiche vicissitudini a cui eravamo abituati negli anni 60 e 70?”.

Il problema della carenza di sangue in Sardegna c’è sempre stato. Ma – azzarda qualcuno- negli ultimi mesi l’obbligo di green pass potrebbe aver dissuaso tanti donatori abituali non vaccinati che ora starebbero facendo una sorta di “sciopero delle donazioni” sentendosi discriminati dalle normative del governo. Qualcuno azzarda che se il “lasciapassare verde” venisse abolito, molti tornerebbero a donare.

In realtà per andare a donare il sangue non serve alcun green pass: ma sicuramente la crisi sanitaria e le paure di questi ultimi due anni, che ha bloccato tante attività, ha scoraggiato tanti donatori.

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