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Prezzi delle materie prime alle stelle e costi dell’energia record mettono in difficoltà l’agricoltura sarda ma soprattutto alcuni settori importanti come l’ortofrutta e gli allevatori di suini e bovini da latte a cui si aggiungono gli effetti sempre più pesanti dei cambiamenti climatici che in cui in pochi mesi si è passati dalla siccità, alle troppe piogge e adesso al ghiaccio e all’assenza di precipitazioni. Il grido di allarme viene dalla Coldiretti Sardegna.

“Un effetto caro prezzi che sta investendo tutto il territorio nazionale – afferma il presidente  Battista  Cualbu – per questo da giorni come Coldiretti stiamo programmando una mobilitazione a sostengo soprattutto di quei settori, come ortofrutticolo, suinicolo e bovino da latte, che nonostante la crescita dei costi di produzione si ritrovano a vendere i propri prodotti agli stessi prezzi degli anni scorsi, a volte, e questo è il paradosso insostenibile, anche a prezzi inferiori. Nei prossimi giorni saremo davanti alle Prefetture per manifestare questo disagio”.

Lo tsunami del caro prezzi che si sta abbattendo sul mondo imprenditoriale  sta facendo schizzare i costi di produzione. Con l’energia elettrica che cresce di giorno in giorno registrando aumenti record. A questi si aggiungono quelli del gasolio e dei mangimi (intorno al +40%).

Aumenti che il mondo agricolo paga alla fonte ma che spesso non trova riscontro a valle quando porta sul mercato i propri prodotti, come per esempio il latte vaccino venduto in media a 35 centesimi al litro piuttosto che i carciofi (“dopo le perdite dei messi scorsi con -70% di produzione e -55% di fatturato adesso che si comincia a produrre con le quantità ordinarie il prezzo di vendita del carciofo è lo stesso degli altri anni anche se i costi di produzione sono molto più alti” sostiene il produttore di carciofi di Samassi Giuseppe Onnis); non va meglio per il settore suinicolo uno dei più penalizzati dal Covid: “mentre il prezzo di vendita della carne è sceso del 15% – dice l’allevatore Pierluigi Mamusa – i costi di produzione sono cresciuti del 400%”.

Per i cerealicoltori, già ridotti ai minimi storici a causa delle speculazioni, l’annata è mezzo compromessa. Prima ritardi nell’arare per i terreni troppo aridi, poi da novembre si sono dovuti fermare a causa delle intense piogge (e le terre che hanno arato e seminato hanno abortito) e oggi si ritrovano nel paradosso di avviare gli irrigatori per i campi seminati per via di quasi due mesi senza precipitazioni e dall’altra avere una parte di terreni ancora inaccessibili ai trattori perché inzuppati dalle quantità di acqua straordinarie cadute a novembre in cui, secondo i dati iconaclima.it elaborato di Coldiretti Sardegna, si è avuto un + 45% di piogge in più rispetto alla media del trentennio 1981-2010, che lo classificano (novembre 2021) alla decima posizione nella serie storica dei mesi di novembre più piovosi.

Per i carcioficoltori le perdite si aggirano intorno al 70% di prodotto e del 55% di fatturato in una delle Regioni, con Puglia e Sicilia in cui si producono più carciofi in Europa. I carciofi sono marciti e asfissiati in campo essendo rimasti a mollo per troppo tempo. Adesso l’incubo si chiama invece gelate che rischiano di bruciare i capolini.

La musica non cambia per tutti gli altri prodotti da campo, asfissiati e spesso non coltivati per via del clima pazzo che non permette di coltivare o per la durezza della terra dovuta alla siccità o alle troppe precipitazioni.

“Il caro prezzi sommato agi effetti dei cambiamenti climatici si stanno abbattendo violentemente sui campi e stanno mettendo in ginocchio la nostra agricoltura – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba –, una situazione ormai insostenibile e non aiutata da un sistema burocratico elefantiaco nemico delle imprese. Ci sono tante aziende che ancora non hanno ricevuto un euro dalla famigerata siccità del 2017, nonostante abbiano presentato domanda regolarmente con tanto di certificazione sul campo delle perdite”.

“Alla Regione abbiamo manifestato più volte questo disagio e mercoledì scorso durante l’audizione con i capigruppo abbiamo anche consegnato un documento articolato con diverse proposte – ricorda Battista Cualbu –. La Regione deve intervenire garantendo liquidità immediata alle aziende agricole sbloccando quelle pratiche ferme da troppo, tanto tempo, a cominciare dalla vergognosa storia della siccità del 2017”.

“Serve, subito, immediatamente, l’intervento contingente per dare ossigeno alle aziende in affanno ma anche interventi strutturali per cambiare questa pubblica amministrazione inadeguata ai ritmi delle imprese – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Gli strumenti ci sono e ne abbiamo indicato diversi anche noi, concreti e operativi nel breve periodo. Nella società della tecnologia con una agricoltura sempre più aperta alle innovazioni è paradossale affidarsi ad una pubblica amministrazione arcaica che ignora l’informatizzazione divenuta ormai ordinaria negli altri settori sempre della pubblica amministrazione”.

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