Due giorni fa nelle chat Whatsapp di centinaia di utenti sardi hanno iniziato a circolare decine di messaggi vocali dal contenuto più o meno simile: “Signori organizzatevi, sappiate che da lunedì ci saranno quindici giorni di sciopero dei camionisti quindi non arriverà più niente nei supermercati: fatevi spesa, compratevi quello che vi serve perché la cosa è seria”.

Da qui il panico generale. I supermercati e i distributori di tutta l’Isola sono stati letteralmente presi d’assalto, con code interminabili agli scaffali e alle pompe di benzina. Intanto gli audio continuavano a circolare sempre più velocemente tra parenti, amici, vicini di casa.

In pochi si son presi la briga di verificare che la notizia fosse vera o perlomeno confermata dai diretti interessati: Gdo e distributori di carburante.

Ma come si è arrivati a tanto? Nella serata di martedì 9 marzo, circa 340 autotrasportatori si sono riuniti a Tramatza per organizzare una forte protesta contro l’aumento vertiginoso del prezzo di benzina e diesel. “Abbiamo deciso di bloccarci. Nei prossimi giorni decideremo i dettagli. La gente ci deve appoggiare. Vogliamo i nostri diritti”, si son detti nell’incontro terminato poco dopo le 22. C’è chi, tra gli stessi autotrasportatori, ha dichiarato uno “sciopero a oltranza a partire da lunedì, anche di quindici giorni se necessario”. Qualcuno ha registrato e inviato ai suoi contatti social, senza pensarci troppo, con la rabbia e la frustrazione del momento. In pochi minuti un’affermazione fatta così su due piedi è diventata una notizia. Per gli utenti del web, almeno. Qualcun’altro poi deve aver rincarato la dose, alimentando la protesta: “Blocchiamo i porti, facciamoci valere”. E così è divampato il panico.

Funziona così nell’epoca della post-verità, che se ne infischia della verifica e conferma di quelle che un tempo si sarebbero chiamate “voci di corridoio”. Se anche solo i miei contatti Whatsapp credono che quella informazione sia vera, allora lo è. Poco importa se non è arrivata alcuna ufficialità dagli organi competenti, dai giornali che, benché siano i primi bersagli di un’opinione pubblica sempre più indaffarata a dar retta a degli audio inviati da non si sa bene chi, si ostinano a voler seguire un codice deontologico che impone loro di non pubblicare niente che non sia stato accertato dalle cosiddette fonti ufficiali. Basta una sola parola data dal nostro gruppo di follower a confermare quel che, in realtà, volevamo sentirci dire.

Tutti diventano vittime del ragionamento euristico. Un’euristica è una scorciatoia mentale che fa giungere alla conclusione di un ragionamento senza aver preso in considerazione tutti i dati a disposizione.

Oggi più che mai, per evitare euristiche, meglio approfondire. E quando non si è certi di ciò che si dice, o si scrive, meglio aspettare prima di inoltrare quell’audio.

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