“Non servono nuovi Garante dei detenuti nelle nostre Regioni. Sono infatti già decine le figure professionali e politiche che possono accedere in qualsiasi momento in carcere per vedere quel che succede. L’impegno del primo sindacato della polizia penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una ‘casa di vetro’, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci chiaro, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto – lavoro svolto quotidianamente, con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della polizia penitenziaria. E non vorrei dunque che dietro all’ipotesi di istituire nuovi Garanti dei detenuti in Sardegna, Basilicata, Calabria e Liguria vi sia più una compensazione politica per qualche candidato ‘trombato’ alle elezioni amministrative che non una reale necessità”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE, commentando l’incontro, ieri a Roma, di componenti del Collegio del Garante nazionale delle persone private della libertà i rappresentanti delle Conferenze regionali volontariato giustizia di Liguria, Basilicata e Sardegna.

“Rispetto le decisioni della politica, ma penso e credo che le priorità penitenziarie siano ben altre che quella di istituire il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. La prima fondamentale e imprescindibile considerazione che il SAPPE intende fare è che ai detenuti delle carceri italiane sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela, a cominciare dai diritti relati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Diritti per l’esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la Magistratura ed in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, le Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità. Particolarmente preziosa, in questo contesto, è anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”, aggiunge Capece.

“È sotto gli occhi di tutti – conclude Capece – che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane, per adulti e minori. Questa dovrebbe essere, per il SAPPE, una priorità per il sistema penitenziario. Le donne e gli uomini dei Reparti di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri italiane affrontano ogni giorno pesanti disagi lavorativi, eppure fanno tutto quanto è possibile perché le criticità operative non influiscano sulla regolarità dei servizi. Per questo il SAPPE dice loro mille volte grazie, grazie ai nostri poco conosciuti eroi del quotidiano, per quello che fanno ogni giorno a rappresentare lo Stato con professionalità, abnegazione, umanità per garantire ordine e sicurezze”.

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