Nel corpo umano la produzione di cellule nel sangue cambia con l’età. A dimostrarlo uno studio genetico condotto su quasi 400 sardi che hanno donato regolarmente il loro sangue alla scienza nell’ambito del progetto di ricerca “SardiNIA”. 

L’analisi è stata pubblicata su Nature dal Wellcome Sanger Institute con il Cambridge Stem Cell Institute e l’Istituto europeo di bioinformatica (EBI) che fa capo al Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare (EMBL), e dimostra che l’origine del fenomeno sta nelle mutazioni che negli anni colpiscono le staminali del sangue alterandone la proliferazione e causando talvolta tumori.

Per l’Italia hanno collaborato allo studio i ricercatori dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irgb-Cnr).

Tutte le cellule umane, spiega il team di ricerca nella pubblicazione, accumulano nel tempo delle mutazioni nel Dna, alcune delle quali favoriscono la proliferazione. Questo fenomeno è comune nelle cellule staminali del sangue e determina la crescita di popolazioni di cellule che portano le stesse mutazioni e che sono definite “cloni”. Questo processo diventa ubiquitario con l’età – e cioè si ritrova nel citoplasma cellulare di vari tessuti – e favorisce lo sviluppo di tumori del sangue e altre malattie legate all’invecchiamento.

Per l’analisi, i ricercatori hanno tracciato l’evoluzione di quasi 700 cloni di cellule del sangue isolati da 385 persone con più di 55 anni che, nell’ambito dello studio SardiNIA, hanno donato regolarmente il sangue per un periodo di tempo che arriva fino a 16 anni. Il sequenziamento del Dna estratto dai campioni di sangue dimostra che il 92% dei cloni è cresciuto con una velocità esponenziale che si è mantenuta stabile nel periodo dello studio. A determinare il tasso di crescita è la natura del gene mutato in ciascun clone. Dopodiché, i ricercatori hanno usato modelli matematici per ricostruire la loro crescita nell’arco dell’intera vita umana. È stato scoperto così che il comportamento dei cloni cambia radicalmente con l’età a seconda del gene mutato. Ad esempio, i cloni con mutazioni del gene DNMT3A si espandono rapidamente nei giovani e decelerano in età avanzata; i cloni con mutazioni nel gene TET2 appaiono e crescono in modo uniforme nell’arco della vita; i cloni con mutazioni dei geni U2AF1 e SRSF2 si espandono in tarda età con uno dei tassi di crescita più rapidi. Questi comportamenti legati all’età rispecchiano la frequenza con cui insorgono i diversi tipi di tumori del sangue e rivelano che le mutazioni associate a una rapida crescita dei cloni causano più facilmente tumori maligni.

Da un secondo studio, poi, pubblicato sempre su Nature dal Wellcome Sanger Institute e dal Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute, è emerso che sotto i 65 anni la produzione di cellule del sangue è opera di decine di migliaia di staminali, mentre compiuti i 70 anni oltre la metà del sangue viene prodotta da una manciata di cloni di staminali. Ciò riduce di gran lunga la variabilità genetica delle cellule e favorisce l’insorgenza di malattie.

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