Cosimo Di Lauro è morto nella giornata di ieri all’età di 49 anni. L’ex reggente del clan camorristico si trovava nel carcere di Opera, a Milano, in regime di 41 bis. Detto “Ciruzzo ‘o milionario”, era il primo figlio di Paolo Di Lauro, storico capoclan di Secondigliano.

Secondo gli inquirenti della Dda di Napoli fu l’autore della prima faida di Scampia, la più violenta in assoluto, che provocò un centinaio di morti. E proprio a lui si ispirò Roberto Saviano per costruire il personaggio Genny Savastano nella celebre serie tv “Gomorra”. Già da tempo, però, aveva dato segni di instabilità mentale, come confermato dal suo legale: “Ormai non rispondeva alle domande, era sempre sporco, assente”.

La famiglia Di Lauro è molto numerosa. Dei nove fratelli di Cosimo, uno è detenuto nel carcere di massima sicurezza a Sassari. È Marco Di Lauro, ritenuto il latitante più pericoloso dopo Matteo Messina Denaro. Nel 2004, durante un blitz a Scampia che passò alla storia come la “notte delle manette”, riuscì a scappare. Nel 2010 un collaboratore di giustizia lo indica come il mandante di quattro omicidi. Nove anni dopo, a dicembre 2019, il camorrista viene arrestato a Napoli, nel quartiere Marinella, in un’operazione congiunta di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Al momento dell’arresto, stava mangiando un piatto di pastasciutta insieme alla storica fidanzata Cira Marino.

Tra gli omicidi portati a segno da Marco Di Lauro, ce ne fu uno che fece più scalpore: quello di Attilio Romanò, ucciso per sbaglio nel 2005 durante la prima faida di Scampia. E proprio per questo delitto, la Corte d’Appello lo ha condannato all’ergastolo. 

Nell’ottobre 2020 trapela la notizia della sua scelta di dissociarsi e di tagliare così i ponti con la camorra e i suoi trascorsi.

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