In base all’ultima Relazione del Ministero della Salute sull’attuazione della legge 194/1978 (su dati Istat), aggiornata al 2018, il 69% dei ginecologi italiani è obiettore di coscienza, e cioè quasi sette su dieci, con picchi dell’80% in cinque regioni e nella provincia autonoma di Bolzano, e addirittura il 93% nel Molise. Non va meglio se ci si rivolge agli anestesisti, che raggiungono il 46,3% a livello nazionale, mentre il personale non medico registra il 42,2%.

La Sardegna è tra le regioni italiane in cui si verificano meno interruzioni volontarie di gravidanze, con un tasso del 4,7 ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni, in calo di sei punti rispetto al 2017. Tra queste, i numeri più alti si registrano dai 20 ai 39 anni circa e in particolare: la fascia 20-24 conta il 17,8% (286 nell’arco del 2018), le donne tra i 25 e i 29 sono il 21,9% (352), la fascia 30-34 raggiunge il 20,8% (334), mentre quelle che rientrano tra i 35 e i 39 anni sono il 20,3%. Dati, si può dire, in linea con quelli nazionali.

Per quanto riguarda il numero dei consultori pubblici, la Sardegna è tra le regioni che si trovano al di sopra della media italiana (1,5%) con 72 punti di riferimento su tutto il territorio, il 2,1%, numeri che si avvicinano a regioni come il Piemonte (2,2%) e l’Abruzzo (2,1%). I tempi di attesa sono per la maggior parte inferiori ai 14 giorni (il 72,5%), ancora una volta al di sopra della media nazionale che registra invece il 70,2%. Ma non è tutto: nell’Isola su 21 stabilimenti dotati di un reparto di Ostetricia e Ginecologia, o solo Ginecologia, che effettuano le interruzioni volontarie di gravidanza (esclusi i privati), ben 15 rispondono positivamente (il 71,4%). Anche in questo caso, i numeri superano la media nazionale del 64,9% (362 su 558). Ciò che distingue la Sardegna dal resto d’Italia, però, sono le strutture in cui si effettuano: nella Penisola la maggior parte (il 95,2%) sceglie istituti di cura pubblici rispetto alle cliniche convenzionate autorizzate (il 4,8%), mentre nell’Isola accanto a un buon numero di donne che si affidano alle prime (il 79,4%), un’altra parte consistente (il 20,6%) si reca nelle clinche. In questo caso, è seconda soltanto alla Puglia che registra il 22% di donne che preferiscono le strutture convenzionate.

Ma quanti sono gli obiettori di coscienza in Sardegna? Molti meno rispetto alla maggior parte delle regioni italiane. Precisamente, l’Isola è quarta in Italia per quanto riguarda i ginecologi (109 in totale, il 56,5%), dietro solo a Valle d’Aosta, che registra il dato più basso (il 7,7%), Emilia-Romagna (52,5%) e Trento (52,8%). Se si passa alla categoria professionale degli anestesisti, raggiunge la sesta posizione con il 30,5% (62), al di sotto della media nazionale di ben 15,8 punti percentuali. Prima si trovano: Valle d’Aosta (18,8%), Toscana (23,1%), Friuli Venezia-Giulia (23,3%), Trento (29,8%) e Piemonte (30,3%). L’unico caso in cui l’Isola supera la media nazionale è per la categoria del personale non medico, che conta il 58%, contro una media del 42,2% nel resto d’Italia. Nel totale delle regioni italiane, la Sardegna si trova in tredicesima posizione, ben al di sopra del Sud e della vicina Sicilia, che partono da un 66% di obiettori di coscienza per la stessa categoria.

Tradotto: la Sardegna si dimostra, dati alla mano, tra le regioni italiane più “aperte” e rispettose della volontà delle donne che scelgono, per tutte le ragioni possibili del caso, di interrompere la loro gravidanza.

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