Migliorare la sostenibilità nella gestione delle risorse ittiche in Sardegna, salvaguardare e ripristinare gli stock delle diverse specie e degli habitat naturali, ma anche mettere in campo nuove strategie per il ripopolamento e la conservazione dell’habitat marino tutelando al contempo il lavoro dei pescatori sardi. Sono i principali obiettivi del nuovo progetto di Agci Sardegna, associazione capofila, con l’Università di Cagliari (Dipartimento di Scienze della vita e dell’Ambiente) e il Flag Sardegna Orientale, con il coinvolgimento dei pescatori sardi. Il programma, presentato stamattina a Cagliari nella sale della Manifattura, mira a tutelare le risorse ittiche intervenendo con strategie alternative a quelle attuali ed efficaci contro l’impatto eccessivo sugli habitat marini.

Il progetto “Strategie innovative per il ripopolamento e la conservazione dell’habitat marino” da 700 mila euro finanziato con la Misura 1.40 del Feamp 2014-2020 punta a trovare le migliori strategie di pesca per garantire longevità al settore, permettendo al contempo di mantenere, da un lato, la giusta fonte di reddito per i pescatori e, dall’altro, l’approvvigionamento alimentare per una quota significativa della popolazione. Le attività in campo prevedono, tra l’altro: il monitoraggio delle zone costiere per l’acquisizione dei dati, le attività di formazione destinate a pescatori e altri operatori del comparto per conoscere le operazioni di posizionamento delle attrezzature, ma anche la promozione dello sviluppo professionale degli operatori per fargli acquisire nuove metodologie di pesca innovative, sostenibili e che si avvalgano di attrezzi da pesca più selettivi e a basso impatto ambientale.

“Di solito gli interventi di sostegno alle risorse ittiche si mettono in campo quando queste sono in emergenza e, spesso, si agisce in ritardo – dice nel suo intervento Giovanni Loi, vice presidente di Agci Sardegna e responsabile del settore Pesca dell’associazione – le norme che vengono varate, spesso, sono impattanti e i pescatori devono subirle. In questo progetto si è fatto un lavoro diverso e preventivo – spiega – è stato tarato su tre specie ittiche che oggi non son in particolare sofferenza, ma lo spirito del programma è proprio questo: prevenire è meglio che curare”.

Per Sergio Cardia, presidente regionale di Agci “la Sardegna è la regione italiana con la maggiore estensione di coste e di lagune e ha una forte relazione con l’economia del mare – precisa – purtroppo, nel tempo, gli addetti alla pesca si sono ridotti ma permangono ancora quasi mille aziende dirette e 300 del settore della trasformazione. Questo vuol dire avere un grande interesse per le blu economy e Agci non poteva ignorare questo settore considerando, tra l’altro, che il 90% degli operatori del settore pesca sono associati in cooperazione – sottolinea – lo sforzo oggi è rendere compatibile la pesca alla salvaguardia di ambiente e risorse ittiche”. Per Cardia “è fondamentale coinvolgere i pescatori nei percorsi di innovazione dandogli gli strumenti per essere protagonisti di un percorso di ripopolamento e salvaguardia delle specie – conclude – ma forse oggi servirebbe anche una maggiore attenzione dell’assessorato e della Regione al comparto. Pensiamo a un Piano straordinario per stagni e lagune che necessitano di un sostegno molto forte. Ci auguriamo che per la prossima programmazione Feamp ci possa essere maggiore ascolto ai contributi delle associazioni di categoria”.

La ricerca è suddivisa in quattro fasi tra loro collegate che puntano ad acquisire le conoscenze necessarie a individuare gli attrezzi e i tipi di esche da utilizzare, i periodi e le zone di pesca, e a determinare la redditività e l’operatività dei sistemi individuati. Le aree geografiche in cui si svilupperanno le attività sono localizzate nelle coste del Golfo di Cagliari, nel sud dell’isola, del Golfo di Palmas nella costa sud-occidentale e di La Caletta – Golfo di Orosei, nella costa nord-orientale. Il programma si svilupperà partendo da tre azioni: la creazione di una ‘Area Nursery’ della seppia comune e una del polpo comune, più l’azione dedicata al Progetto pilota per la pesca sperimentale per l’aguglia imperiale.

I risultati della sperimentazione di alcune delle azioni in campo, produrranno valutazioni sulle possibilità di attivare il processo di riconversione di una grossa porzione di addetti della piccola pesca con reti da posta, verso sistemi di pesca economici e selettivi. Gli attrezzi individuati da alcuni degli studi in campo, infatti, potranno essere sperimentati in periodi e in modalità per cui la pesca tradizionale è in sofferenza. Inoltre sarà determinante il trasferimento delle esperienze raccolte che avverrà con il diretto coinvolgimento degli operatori della pesca nell’attività sperimentale. I pescatori, infatti, avranno un ruolo attivo nell’individuazione e costruzione degli attrezzi e nella loro utilizzazione in zone e periodi ritenuti idonei. Questa attività sarà eseguita unitamente alla supervisione degli operatori scientifici.

“Il progetto rappresenta un momento importante di coordinamento per mettere in campo progetti innovativi che puntano a dare un futuro alla pesca in Sardegna – dice Renato Murgia, presidente Flag Sardegna Orientale – si è iniziato un percorso che a settembre porterà risultati evidenti per la crescita del comparto”.

A portare il messaggio della Regione (l’assessora dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, non ha potuto partecipare a causa di un impegno concomitante) è stato Gianni Ibba, responsabile del servizio Pesca dell’assessorato regionale dell’Agricoltura. “Questo programma per noi è strategico e utile per programmare aperture e chiusure delle attività di pesca su alcune risorse, con maggiore cognizione di causa. Sino a oggi ci si sta basando sulle sensazioni di chi opera nel settore della pesca ma la ricerca è importante per monitorare e ragionare sul ripopolamento dei nostri mari con una strategia guidata – aggiunge – bisogna seguire questi percorsi per avere maggiori informazioni per la programmazione futura”. Proprio in tema di nuova programmazione comunitaria, Ibba aggiunge: “Si sono conclusi gli incontri tecnici tra le regioni e si apre ora la fase politica per ripartire i fondi. Giovedì prossimo ci sarà il primo incontro tra gli assessori, poi come si chiuderà la partita della ripartizione, si aprirà quella dei bandi. Vorremmo dare un respiro più lungo a questi progetti, pensando anche ad altre risorse come il riccio di mare o il corallo rosso – conclude Ibba – se il modello che si sta seguendo oggi funziona, inviteremo a presentare progetti simili per la nuova programmazione”.

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