È trascorso oltre un anno dall’approvazione della legge di stabilità regionale per il 2022, un anno di attesa per le imprese che speravano di poter beneficiare delle misure previste dall’art. 13, contro lo spopolamento dei piccoli comuni.

Tra le misure approvate, infatti, vi è quella che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto nella misura di 15.000 euro, estendibili a 20.000 in caso di incremento occupazionale, a favore di nuove imprese o di attività che trasferiscono l’unità locale in uno dei comuni della Sardegna con popolazione inferiore a 3000 abitanti. A fronte di questa misura, la Regione ha stanziato venti milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024 e ha stabilito che a gestire le risorse ed erogare i contributi siano le Camere di Commercio della Sardegna. Fin qui tutto sembrerebbe scorrere per il meglio, se non fosse che a distanza di un anno ancora non sono stati pubblicati gli avvisi pubblici per consentire alle imprese di presentare le richieste. Le Camere di Commercio, contattate a più riprese dai possibili beneficiari della misura, confermano di non aver ancora ricevuto, dall’Amministrazione regionale, le indicazioni necessarie per consentire la predisposizione degli avvisi e di conseguenza, ad oggi, tutto resta bloccato.

La questione è arrivata sui banchi del Consiglio regionale attraverso un’interrogazione presentata dai Progressisti e proposta da Gian Franco Satta, vice presidente della commissione attività produttive, con la quale si chiede conto al Presidente Solinas e all’Assessore alla programmazione, le ragioni alla base di questi ritardi e se non ritengano necessario intervenire prontamente presso il Centro Regionale di Programmazione affinché vengano espletati gli atti necessari a dare attuazione alla misura.

A dire il vero non sono affatto sorpreso” –  dichiara Satta – “i ritardi accumulati da questa Giunta nell’attuazione delle misure che loro stessi hanno proposto, sono la prassi consolidata del modello di Amministrazione pubblica che hanno in mente, d’altronde, se così non fosse, non ci sarebbero oltre 2 miliardi di euro fermi da spendere nelle casse regionali. Questa non è altro che l’ennesima misura bandiera che è stata pubblicizzata ancor prima di essere approvata dal Consiglio regionale e che, ad oggi, ancora non ha prodotto alcun effetto anzi, direi che qualche effetto lo ha prodotto, ovvero creare false aspettative ed illusioni verso coloro che hanno operato scelte imprenditoriali sulla base di queste previsioni e che da un anno attendono risposte che non arrivano.

L’elenco, ahimè, è lungo, cito solo pochissimi casi per confermare che questa è la regola, basti pensare a quello che sta succedendo con le domande agricole o con la famosa misura (R)esisto che a distanza di quasi tre anni dalla sua approvazione, vede buona parte dei beneficiari senza un euro.

Oltre a questi contributi, la stessa legge prevede che per l’annualità successiva a quella di entrata in vigore della norma, quindi dal 2023, alle imprese operanti nei comuni con popolazione inferiore ai 3000 abitanti, vengano riconosciute delle agevolazioni sotto forma di credito d’imposta, fino al 40% dell’imposta risultante dalla dichiarazione dei redditi relativa all’annualità precedente, in questo caso riferita al 2022. Anche in questo caso la procedura si basa su specifiche convenzioni tra l’Amministrazione regionale e l’Agenzia delle entrate che dovrà riconoscere il credito. Ebbene, ad oggi, molti studi tributari sostengono di non avere informazioni in tal senso da parte dell’Agenzia delle entrate e questo può significare solo che non ci sono convenzioni.

Ci auguriamo che con questa interrogazione, chi di dovere, si adoperi immediatamente a dare attuazione ad entrambe le misure in modo da consentire a queste imprese di affrontare con maggiore serenità il periodo economico non facile che purtroppo stiamo vivendo e soprattutto, visti i ritardi,  che vengano garantiti tempi certi per l’erogazione delle risorse ai beneficiari”. 

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