È stata encomiabile la campagna elettorale di Renato Soru. Sei mesi in giro per la Sardegna, paese per paese, comunità per comunità. A 66 anni, animato dalla voglia di portare all’attenzione dei sardi i temi che la modernità e l’Europa richiedono a ciascun paese.

Soru si è fermato all’8,6% con oltre 63 mila preferenze personali. Le sue liste sono arrivate all’8%, in alcuni casi con risultati molto deludenti rispetto alle aspettative.

Il dato raggiunto dall’ex presidente della Regione è perfettamente in linea coi risultati previsti dai sondaggi pre-voto. Troppo poche le liste a suo sostegno per riuscire a raggiungere il totale dei voti decisivi per puntare almeno alla seconda piazza.

Ai danni di Soru hanno inficiato tanti fattori. La sensazione che potesse finire terzo potrebbe aver convinto tanti indecisi a preferire il voto alla Todde. Non hanno neppure aiutato i continui litigi a distanza con il Campo Largo, la divisione con la figlia Camilla, l’ostilità di tanti votanti del Partito Democratico che hanno visto la sua uscita (e quella di diversi esponenti) come un tradimento.

Parlare di “accordi romani” è parso poi un tema utile solo nei primi giorni. Nel momento in cui diversi esponenti nazionali (Rosato, Calenda, Richetti, Pizzarotti negli eventi e Renzi in maniera sotterranea) hanno espresso il proprio sostegno, hanno reso meno forte e limpida l’idea di un progetto totalmente sardo. I complimenti di Salvini a tre giorni dal voto, poi, hanno messo la pietra tombale su ogni aspettativa: l’idea che Soru potesse aver strappato col centrosinistra per far vincere la destra, l’ha penalizzato.

Infine, mentre Soru e i suoi tentavano di raccontare la loro idea di Sardegna in incontri partecipati, diversi elettori dichiarati della Coalizione Sarda invadevano le bacheche social degli avversari politici provocando continue liti. Una situazione che ha messo una pesante ombra di negatività sulle buone intenzioni del gruppo.

La campagna comunicativa e visiva è stata di alto livello. Gli slogan “Meglio Soru” e “Siamo di più, siamo Sardegna” ha fatto breccia in tantissimi elettori. Ed è giusta anche la prospettiva post voto. Con le Regionali 2024 è nato un laboratorio dal fiero tratto sardo che andrà alimentato nel corso dei prossimi cinque anni e allargato ad altre forze.

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