Il primo semestre del 2025 si chiude con un bilancio drammatico per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, guidato da Mauro Rossato, nei primi 6 mesi dell’anno si sono registrati 502 decessi, 33 in più rispetto al 2024, pari a un incremento del +7%.
Un dato allarmante, che evidenzia l’incapacità del sistema di contrastare in modo efficace quella che viene ormai definita una piaga strutturale. “Nonostante la crescente attenzione, non riusciamo a invertire la tendenza delle morti sul lavoro”, ha commentato Rossato, sottolineando come le cifre si mantengano stabili da anni su livelli inaccettabili.
A giugno 2025 si contano 362 morti in occasione di lavoro (2 in meno rispetto al 2024) e 140 in itinere, con un aumento significativo di +33% rispetto all’anno precedente. Proprio l’impennata degli incidenti avvenuti durante gli spostamenti casa-lavoro contribuisce in modo determinante all’aggravarsi del bilancio complessivo.
A livello territoriale, 7 regioni italiane sono finite in zona rossa per incidenza degli infortuni mortali rispetto alla media nazionale (15,1 decessi ogni milione di occupati): Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Campania. In zona arancione si trovano invece Calabria, Valle d’Aosta, Veneto, Liguria e Piemonte. Tra le regioni in zona gialla c’è anche la Sardegna, oltre a Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lombardia ed Emilia-Romagna. mentre solo Molise e Lazio rientrano nella cosiddetta zona bianca, con livelli inferiori alla media.
La Lombardia si conferma la regione con il numero più alto di vittime in occasione di lavoro (56), seguita da Veneto (36), Campania (33), Sicilia (31), Piemonte (29) e Puglia (27). La Sardegna è a quota 7.
I settori maggiormente colpiti restano quelli delle Costruzioni, delle Attività Manifatturiere, dei Trasporti e Magazzinaggio e del Commercio, ambiti in cui il rischio infortuni si conferma elevato. Il bilancio di metà anno suona come un monito: la battaglia contro le morti sul lavoro è ancora lontana dall’essere vinta.
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