“Su questo territorio formato da diverse centinaia di ettari di bosco insiste uno stato di abbandono e di incuria che ha trasformato la montagna in una bomba ad orologeria”. Lo scrive a chiare lettere il Comitato spontaneo del Montiferru in una missiva inviata all’inizio di giugno alle istituzioni locali di Cuglieri e ai Comandanti della stazione Forestale e della caserma dei Vigili del Fuoco del centro dell’Oristanese.

Inviata ai media solo dopo il disastro dei giorni scorsi e pubblicata sul suo blog dal giornalista cagliaritano Vito Biolchini, la lettera denunciava in maniera molto circostanziata la situazione di potenziale pericolo che minacciava il territorio montano. Un atto d’accusa senza pietà verso chi sarebbe potuto intervenire per evitare la devastazione del Montiferru, ma non lo ha fatto.

“Tutte le piste sterrate che attraversano il territorio, a partire dai due ingressi sulla SP19 versano in uno stato di impraticabilità, sia per il fondo stradale disastrato e in completo stato di abbandono, sia per la vegetazione che ha invaso completamente le carreggiate fino a farle quasi del tutto scomparire  – scrivevano i cittadini rivolgendosi al sindaco del Comune di Cuglieri, Giovanni Panichi, all’Assessore con delega in materia di Agricoltura, Ambiente e Risorse Idriche, Angelo Agos, al Comandante della stazione Forestale e al Comandante della caserma dei Vigili del Fuoco-. La vegetazione abbandonata a se stessa, a causa della mancanza di politiche di forestazione, di piani di prevenzione  della pianificazione di tagli controllati, in numerosi punti, è diventata talmente fitta e impenetrabile da rappresentare un pericoloso deposito di combustibile alla mercé di qualunque piromane che può svegliarsi la mattina e decidere di appiccare un incendio senza lasciare NESSUNA possibilità di spegnerlo e vederlo continuare a bruciare fino a quando non sarà consumato l’ultimo albero.

“È possibile che ognuno di voi, dirigenti, politici, si sia dimenticato del disastro del 1994? Vi siete dimenticati l’odore di bruciato, il dolore e lo sconforto di vedere il monte incenerito e annerito senza neanche una sfumatura di verde? È possibile che nessuno in questi anni si sia preoccupato di manutenere i boschi, di creare delle fasce tagliafuoco, di pianificare e prevenire un nuovo disastro?”, scrivevano ancora i cittadini.

Il Comitato spontaneo del Montiferru chiedeva alle istituzioni locali di “intervenire al più presto per la pianificazione e la messa in opera di nuove fasce tagliafuoco, il ripristino e la pulizia delle strade sterrate in modo che queste possano fungere da fasce tagliafuoco, la pianificazione e la messa in opera di politiche di forestazione e tagli controllati”.

“Avremmo potuto decidere di rendere pubblica questa lettera sui giornali e sui social, ma questo significherebbe mettere la pulce nell’orecchio a qualche piromane… e nessuno se lo vuole augurare – si legge poi in un amaro post-scriptum -. Tuttavia, se malauguratamente dovesse verificarsi un incendio di qualsiasi natura nella zona indicata, prima del Vostro intervento e/o in assenza di qualsiasi Vostro intervento, questa lettera sarà divulgata a tutti gli organi di stampa, i social network, tutti i canali di comunicazione, i vertici regionali dei corpi interessati, per mettere tutti a conoscenza della preventiva segnalazione della situazione di pericolo e delle responsabilità degli amministratori e dei dirigenti dei corpi menzionati. Per il bene del monte e di tutti, preghiamo e ci auguriamo che questo non debba mai accadere”.

Oggi, a malincuore, anche noi ci troviamo a doverla pubblicare.

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