La pandemia ci ha distratto. Nel mondo del lavoro l’attenzione alla sicurezza si è spostata sull’adozione delle misure di prevenzione e protezione per il contenimento della diffusione del Sars Cov2. Succede così che mascherine e green pass diventino simboli anche della tutela dei lavoratori, spostando il focus dai problemi più gravi. Purtroppo, giornalmente, una tragedia ci riporta alla realtà: i recenti fatti di Monastir e Sassari sono solo gli ultimi eventi registrati dietro la porta di casa nostra. I dati sugli infortuni sul lavoro assomigliano a un bollettino di guerra. A luglio lo ha ricordato Franco Bettoni, presidente dell’Inail, nel consueto (tragico) rapporto annuale sugli incidenti sul lavoro. In Italia ogni anno muoiono sul lavoro più di mille lavoratori, in media 1200 negli ultimi anni, 1560 nel 2020, per effetto della forte incidenza del Covid19. I picchi di infortuni mortali riguardano imprese di costruzioni, trasporti e magazzinaggio, sanità e assistenza sociale (con la variabile Covid19 che ha sensibilmente pesato), fabbriche e agricoltura. Nessun settore è risparmiato dalla tragica conta. E i numeri sarebbero sottostimati: si ritiene infatti che circa un terzo degli infortuni mortali sul lavoro rimanga sottotraccia, non censito. Nel 2021 il trend non si è arrestato, di lavoro e per il lavoro si continua a morire. Ma dietro ai numeri ci sono persone, padri e madri di famiglia, giovani e meno giovani, spesso vittime di incidenti evitabili. Che fare dunque? In primis consolidare la struttura della sicurezza sul lavoro investendo risorse nel sistema dei controlli, da migliorare in numero e qualità. Ma soprattutto occorre non arrendersi, non spezzare il percorso culturale intrapreso che ci deve portare, attraverso coscienza e conoscenza alla consapevolezza. Consapevolezza dei ruoli e delle regole, delle responsabilità e dei doveri. La traccia normativa esiste, le regole e i principi anche. Per spezzare questa catena serve la volontà e il lavoro congiunto di tutti gli attori: stato, imprenditori e lavoratori. Manca ancora molto ma l’obiettivo è di quelli per cui non è permesso rallentare.
Ing. Massimiliano Pischedda | Sicurezza sul lavoro
Info: mpischedda@tiscali.it
Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it