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Nella media valle del Tirso, e in particolare nel territorio di Bolotana, nascerà un nuovo impianto fotovoltaico di proprietà della Acea Solar srl, società privata operante nel settore energetico con sede in piazzale Ostiense, a Roma. Sarà il più grande d’Italia, il secondo in Europa. La nuova struttura da 85,80 MW, con 10 MW di accumuli, produrrà circa 170 GWh per un investimento pari a 50 milioni di euro e occuperà una superficie di circa 150 ettari di terreno. I lavori dovrebbero durare circa un anno.

La questione è molto dibattuta tra chi è favorevole alla realizzazione del nuovo impianto, chi è assolutamente contrario – la sindaca di Bolotana – e chi vorrebbe vederci più chiaro. La struttura dovrebbe sorgere all’interno della Zps (zona di protezione speciale) dell’altopiano di Abbasanta, limitrofa all’area industriale di Bolotana-Ottana. Un’area, questa, in cui molto spesso i limiti imposti dalla protezione speciale, e in particolare in virtù della presenza della gallina prataiola, fino a oggi ha impedito la costruzione di strutture industriali, agricole e produttive.

“Quali benefici concreti porterà un impianto di enormi dimensioni sul risparmio energetico delle comunità?”, si domanda la sindaca Annalisa Motzo. “Quali benefici occupazionali e socio economici porterà quest’opera nell’arco dei prossimi anni? Quali saranno le ricadute economiche sugli enti locali che fanno parte della Zps?”

Il 10 dicembre 2021, con deliberazione n.48/74, l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis, ha dato “giudizio positivo” riguardo “la compatibilità ambientale dell’intervento”, a condizione che “siano attuate le misure di mitigazione e compensazione previste dal proponente, siano eseguiti tutti i controlli indicati nel piano di monitoraggio ambientale”. La decisione è stata presa in seguito a una conferenza di servizi istruttoria, tenutasi il 14 luglio 2021 nella sede dell’assessorato regionale della Difesa dell’ambiente. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di Acea Solar srl, del Comune di Bolotana, dell’Unione dei Comuni del Marghine, della Struttura complessa Salute e ambiente centro dell’Ats, del Servizio Tutela della natura e politiche forestali, del Comune di Ottana e del Servizio V.I.A. (Valutazione impatto ambientale), ma il progetto non è stato illustrato agli abitanti del territorio.

Chi si oppone fermamente al nuovo impianto fotovoltaico, oltre alla sindaca di Bolotana, è Mauro Aresu, componente del Comitato faunistico della provincia di Nuoro, che sottolinea come la nuova struttura potrebbe causare enormi danni all’habitat naturale circostante. “L’area individuata – scrive in una nota – si trova all’interno della Zona di protezione speciale (Zps ITB023051), denominata ‘Altopiano di Abbasanta’ e ricade nell’omonima Important bird area (IBA 179). Confina inoltre a nord con l’Oasi permanente di protezione faunistica e di cattura denominata ‘Piana di Bolotana’ in parte ricompresa nell’analisi faunistica (buffer di 300 m)”. La presenza di queste tre aree, dunque, costituirebbe “un importante indicatore del valore ambientale dell’area in cui ricade il progetto […] e soprattutto per l’alta valenza faunistica nel contesto regionale, nazionale e comunitario”. Precisamente, prosegue Aresu, nella Zps in questione, di oltre 19mila ettari, si trovano specie quali il nibbio reale, la gallina prataiola, l’occhione, il piviere dorato, la ghiandaia marina, la calandra e tante altre. Inoltre, l’area è caratterizzata dalla presenza di habitat prioritari come i percorsi substeppici, matorral arborescenti di Laurus nobilis e stagni mediterranei temporanei, oltre a dehesas, fiumi mediterranei e così via. Ma non è tutto, se si pensa che sempre nello stesso territorio, si trova l’area del lago Omodeo, considerata sito di interesse comunitario (Sic).

“E’ un impianto di importanza strategica?” si domanda la sindaca Motzo. “Strategica per chi? Il territorio da tempo propone progetti di autosufficienza energetica. Ma un progetto come questo porterà attraverso un collettore sotterraneo l’energia prodotta alla Sicilia. Quale utilità può avere per la collettività?”. Motzo conclude: “Non siamo per un no a prescindere, ma non vogliamo progetti calati dall’alto che non abbiano un ritorno per la collettività. Possiamo chiedere di essere noi a decidere e gestire l’energia prodotta nel nostro territorio?”.

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